Un nuovo studio, pubblicato il 16 luglio a PLoS One fornisce nuovo vigore alla controversa teoria che rappresenta l’autismo come il risultato di un “cervello maschile estremo “. Ma vi sono anche numerosi critici che mettono in discussione gli assunti di base della teoria e i metodi utilizzati nella nuova ricerca.
Simon Baron-Cohen , direttore Autism Research Center in Cambridge, U.K., ha proposto più di un decennio fa l’ipotesi del “cervello maschile estremo” come una possibile spiegazione del perché il numero di ragazzi diagnosticati con autismo sia quattro volte più numeroso rispetto alle ragazze.
La teoria sostiene che gli uomini sono più metodologici “systemizer” – più interessati ai modelli e più veloci nell’ individuarli nei sistemi naturali, matematici o meccanici. Le donne d’ altro canto sono più empatiche “empathizers,” più predisposte e accurate nel rilevare lo stato emotivo degli altri.
Baron-Cohen ha proposto come gli uomini e le donne con autismo ASD siano entrambi systemizers appassionati, ma empathizers meno capaci. Egli suggerisce quindi come l’autismo sia legato alla sovraesposizione nel grembo materno al testosterone.
Il suo gruppo ha sviluppato un questionario online fornito a piccoli gruppi di adulti ad alto funzionamento con autismo. Il nuovo studio include il più grande campione con 4.700 adulti, tra cui 811 uomini e donne con autismo. Nel gruppo autismo, sia uomini che donne avevano punteggi più alti nel sondaggio relativo alla sistematizzazione, e inferiore in quello concernente l’empatia, rispetto ai punteggi ottenuti dai loro omologhi nel gruppo di controllo.
Baron-Cohen riporta come questi nuovi risultati possono verificare a livello statistico la sua teoria di come l’autismo rappresenterebbe una forma estrema di “cervello maschile”, con capacità di empatia mancante o deficitaria, associata ad una capacità di sistematizzazione completa o superiore. La teoria del “cervello estremamente maschile” (“EMB”) ipotizza che l’autismo sia parte di un continuum relativo alle differenze di genere e che la sua causa possa essere a livello biologico una iper-mascolinizzazione.
Altri ricercatori, tuttavia, non sono convinti.
“L’idea che le persone con autismo manchino di empatia è sbagliato”, dice David Skuse , cattedra behavioral and brain sciences at University College London. Le persone con autismo possono sentire il dolore altrui, ma sono più lenti ad elaborare questa emozione “[Lo studio] non spiega nulla.”
Punti interrogativi:
Il nuovo studio ha incluso gli adulti tra i 18 e i 75 anni di età. I partecipanti con autismo sono tutti ad alto funzionamento, e il gruppo di controllo esclude le persone con qualsiasi condizione che può alterare la percezione della realtà, come il disturbo bipolare, l’ epilessia o la schizofrenia.
Ognuno dei partecipanti ha compilato tre sondaggi online. Il Systemizing Quotient-Revised chiede se quando leggono il giornale sono attratti da tabelle e grafici e, tra le altre questioni, se hanno particolare interesse per la matematica . I ricercatori utilizzano queste risposte per misurare la tendenza alla ‘sistematizzazione’, un’affinità per scegliere i dettagli e modelli nella vita quotidiana.
L’ Empathizing Quotient comprende domande circa le interazioni sociali di una persona, chiedendo se condividono i loro sentimenti con gli altri,per esempio, se riesce a capire quando un amico è a disagio o infelice.
Ogni partecipante ha inoltre compilato un terzo questionario, l’ Autism Spectrum Quotient, sviluppato da Baron-Cohen per misurare le caratteristiche di autismo nella popolazione generale. I risultati di questa indagine sono utilizzati per indicare quegli aspetti che Baron-Cohen chiama ‘tendenza autistica.’
Gli uomini, del gruppo di controllo, hanno ottenuto punteggi molto più elevati nel test di sistematizzazione rispetto alle donne, e le donne punteggi più alti sul sondaggio relativo all’ empatia.
Mentre tra gli uomini e le donne con autismo, questa differenza tra i sessi è meno pronunciata. Sia gli uomini che le donne ottenevano punteggi più alti nel test sistematizzazione degli adulti a sviluppo tipico del loro stesso sesso. Inoltre, le donne con autismo hanno ottenuto un punteggio più basso nel test empatico rispetto alle donne del gruppo di controllo.
Le differenze emerse però secondo Skuse sono minime “Trovo non particolarmente convincente l’interpretazione di tali piccole differenze come supporto per una sorta di cervello maschile “.
Il questionario si basa su risposte auto-riportate, tale tipologia di questionari secondo Skuse sono notoriamente inaffidabili perché i ricercatori non possono verificare le risposte.
Catherine Lord , direttore Center for Autism and the Developing Brain at New York-Presbyterian Hospital, è altrettanto scettica circa le nuove scoperte. “E ‘un campione più grande, ma non ci sono molte novità, inoltre non dimostra che ci sono differenze sostanziali , tranne che sulle scale create da Baron-Cohen”
La Lord spera si possa trovare un paragone indipendente per verificare le ipotesi della teoria del cervello maschile estremo: per esempio, in una ricerca condotta da un altro esperto, in delle osservazioni comportamentali o tramite risposte fisiologiche a determinati stimoli.
Lord riporta come vorrebbe anche esaminare ulteriori informazioni sugli stessi intervistati. “Se stai cercando di giungere a delle conclusioni circa la natura degli esseri umani, è necessario sapere da dove sono venuti,”. Riporta inoltre la preoccupazione di come le persone che sono meno predisposte ai comportamenti sociali possano scegliere di evitare del tutto tale indagine – nel qual caso il campione di Baron-Cohen non sarebbe rappresentativo della popolazione più ampia.
Baron-Cohen riconosce come i questionari su Internet abbiano dei limiti, ma nel complesso ne è valsa ugualmente la pena. “Il grande vantaggio è il potere statistico”, anche se alcune persone sopravvalutano le loro abilità e alcune persone le sottovalutano, l’errore può cancellato dalla vastità dei dati.”
Altri critici contestano il gruppo dei partecipanti, degli 811 partecipanti con autismo, 454 sono donne. Secondo Thomas Frazier direttore del Center for Autism at the Cleveland Clinic ciò è in stridente contrasto con il solito pregiudizio di genere relativo all’ autismo, e quindi non può rappresentare la maggior parte delle persone con ASD, “E ‘possibile che i risultati emersi siano guidati più dal contesto e dell’insegnamento dei loro genitori e fratelli su ciò che significa essere un uomo o una donna piuttosto che da differenze biologiche innate. “
Riferimenti:
1.Baron-Cohen S. et al. PLoS One 9, e102251 (2014) PubMed
2.Baron-Cohen S. et al. Science 310, 819-823 (2005) PubMed
3.Dworzynski K. et al. J. Am. Acad. Bambino. Adolesc. Psichiatria 51, 788-797 (2012) PubMed