Dott.ssa R. Belcastro Dott.ssa D. Fasciana Istituto di Medicina Comportamentale (ISMEC) Palermo
Ciao e Benvenuti a tutti…!!
Obiettivo di questa prima lezione è quello di introdurvi gradualmente alla Scienza del Comportamento e di spiegarvi, nel modo più semplice possibile, alcuni principi di base “nati” all’interno di questa scienza, (come per esempio il principio del “rinforzo”), la cui comprensione è essenziale per una corretta applicazione delle procedure per modificare un comportamento (procedure che derivano da questi stessi principi). Pertanto prima è necessario che conosciate molto bene i principi e le procedure in generale. Successivamente vi spiegheremo come applicare le procedure per insegnare comportamenti desiderabili, come il comportamento verbale, e per ridurre i comportamenti problema. Sono prerequisiti fondamentali. Potete utilizzare lo spazio del sito dedicato ai commenti per chiedere eventuali chiarimenti.
Buon lavoro!
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Cos’è l’ANALISI DEL COMPORTAMENTO (BA)? E’ la scienza di base all’interno della quale si sviluppano i principi da cui derivano le procedure dell’Analisi del Comportamento Applicata (ABA). E’ l’area di ricerca finalizzata a comprendere le relazioni che intercorrono tra le conseguenze di un comportamento e gli eventi che lo precedono.
L’ABA è l’applicazione dell’Analisi del Comportamento (BA).
L’autismo non è l’unico ambito di applicazione di questa scienza. Un “Analista del Comportamento”, per definirsi tale, deve essere in grado di applicare questa Scienza a tutto il comportamento umano.
L’ABA è dunque un insieme di procedure finalizzate all’analisi e alla modificazione del comportamento. Nei nostri articoli ci focalizzeremo sull’Analisi del Comportamento applicata a bimbi/ragazzi con autismo. Uno “speciale” modo di insegnare per bambini e ragazzi “speciali”.
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La storia dell’Analisi del Comportamento inizia quando nel 1938 B.F. Skinner, il più grande scienziato del comportamento al mondo, pubblica i risultati delle sue ricerche in “the behavior of organism: an experimental analisys”. Egli dimostra in modo scientifico che un comportamento, se seguito da conseguenze positive, in futuro è piu’ probabile che si manifesti in situazioni simili. Egli costruisce una situazione sperimentale all’interno della quale un topo in una gabbia (la famosa “Skinner BOX”) preme casualmente una leva. Questo comportamento aziona un erogatore di formaggio. Skinner registra un aumento di frequenza di quel comportamento (il numero delle volte in cui il topo preme la leva). In altre parole il topo impara che il comportamento “premere la leva” è funzionale per raggiungere una conseguenza positiva: mangiare il formaggio. Questo è il PRINCIPIO DEL RINFORZO POSITIVO.
Nel 1953 in “Science and Human Behavior” Skinner estende i risultati delle sue ricerche al comportamento umano”. Il principio del rinforzo è così definibile: se in una determinata situazione, uno specifico comportamento è immediatamente seguito da una conseguenza positiva, allora la probabilità che in futuro la persona manifesti lo stesso comportamento, trovandosi in situazioni simili, aumenta.
Nel 1960 Loovas inizia a condurre all’UCLA le prime ricerche sui bimbi con autismo. Da allora una crescita esponenziale di ricerche sono state condotte in questo ambito di applicazione che hanno evidenziato l’efficacia dell’aba tanto che è oggi inserita nelle linee guida per l’autismo.
Ma ritorniamo nel laboratorio di Skinner: la conseguenza positiva (ricevere il formaggio) e’definita RINFORZATORE. Cosi’ come una caramella, un cioccolatino, la possibilità di giocare alcuni minuti con il tablet o di guardare la TV sono definibili come “rinforzatori” se aumentano la probabilità di emissione del comportamento del bimbo che li ha preceduti.
Facciamo un esempio: se un bimbo che ha sete dice alla mamma “acqua!” e la mamma immediatamente gli da un bicchiere di acqua, in futuro è piu’ probabile che il bimbo metta in atto lo stesso comportamento (dire “acqua”) in una situazione simile.
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Oppure, se un bimbo ha sete, ma non ha ancora imparato a comunicare i suoi bisogni, e quindi comincia a piangere e gridare e la mamma immediatamente gli versa un bicchiere d’acqua, ecco che in futuro è molto probabile che quando questo bimbo avra’ sete metterà in atto lo stesso comportamento (piangere, gridare) che per lui è stato funzionale in passato per il raggiungimento del suo scopo. Dunque molti comportamenti, desiderabili o non desiderabili, possono essere appresi con il principio del rinforzo positivo.
Il RINFORZO NEGATIVO, ha lo stesso effetto di quello positivo, ovvero aumenta la probabilità di emissione di una risposta, ma consiste nell’eliminazione di uno stimolo avversivo, di qualcosa che è poco gradita al bimbo.
Facciamo un altro esempio: un bimbo fa tutti i compiti e la mamma per premiarlo gli dice: <<sei stato così bravo che per oggi non occorre che tu metta in ordine la tua cameretta>>. Come si può notare la conseguenza del comportamento “fare tutti i compiti” per il bimbo è qualcosa di positivo “non occorre che metti a posto la cameretta”. L’effetto di questa conseguenza dunque sarà sempre un aumento della probabilità di emissione del comportamento “fare tutti i compiti”. La differenza dunque sta nel fatto che nel rinforzo negativo vi è l’eliminazione di qualcosa di negativo.
In altre parole, con il rinforzo positivo “aggiungiamo” qualcosa di positivo, con il rinforzo negativo “ togliamo” qualcosa di negativo per il bimbo. Entrambe le conseguenze sono positive per il bimbo. L’effetto è il medesimo, un aumento di probabilità di emissione del comportamento!
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Non bisogna confondere il rinforzo negativo con la PUNIZIONE con la quale viene ridotta significativamente la probabilità di emissione di un comportamento. Essa consiste nella presentazione di uno stimolo avversivo (PUNIZIONE POSITIVA) o nella sottrazione di uno stimolo positivo (PUNIZIONE NEGATIVA).
I comportamenti che sono seguiti da rinforzatori si “raforzano” mentre quelli seguiti da stimoli o eventi punitivi si indeboliscono.
Da questi principi generali derivano quindi le PROCEDURE del RINFORZO POSITIVO e NEGATIVO per incrementare un comportamento desiderabile e della PUNIZIONE POSITIVA E NEGATIVA per ridurre invece la frequenza di un comportamento.
Ricapitolando fino ad ora abbiamo visto come un comportamento può essere influenzato da quello che succede dopo la sua emissione.
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Ma il comportamento non è influenzato soltanto dalle conseguenze! Il comportamento può essere anche sotto il controllo di variabili antecedenti.
Un evento antecedente (vedere una caramella e desiderarla) evoca un comportamento (il bimbo la indica) che a sua volta provoca una conseguenza (la mamma da la caramella al bimbo). Questa relazione tra le conseguenze (C) di un comportamento (B) e gli eventi che lo precedono (A) è la contingenza a tre termini skinneriana:
ANTECEDENTE (A)Cosa è successo prima? | COMPORTAMENTO (B) | CONSEGUENZA (C)Cosa è successo dopo? |
STIMOLO DISCRIMINATIVO (SD); MOTIVAZIONE (MO) | La risposta che produce il rinforzatore | Stimolo rinforzatore |
Il bimbo vede e desidera una caramella | l bimbo indica la caramella | La mamma da la caramella al bimbo |
Lo STIMOLO DISCRIMINATIVO SD è lo stimolo che “ci informa” che se mettiamo in atto un determinato comportamento possiamo ottenere un rinforzatore. Per esempio, se vediamo il cartello “controllo elettronico della velocità” (SD) sappiamo che se mettiamo in atto il comportamento “rispettare il limite di velocità non superando gli 80 Km orari”, è molto probabile che torneremo a casa senza una multa.
La MOTIVAZIONE (MO) è quella variabile antecedente che rende uno stimolo “rinforzante” per il bambino. Vi sono delle condizioni che alterano temporaneamente l’efficacia di un rinforzatore: la deprivazione, (ovvero quel periodo prima della sessione del training durante il quale il bambino non viene a contatto con il rinforzatore) e la saturazione (quella condizione in cui il bimbo è entrato così tanto a contatto con il rinforzatore che questo perde la sua efficacia). Queste due condizioni sono definite ESTABLISHING OPERATION (EO).
Manipolare la motivazione di un bimbo per insegnargli qualcosa è fondamentale.
Una volta individuati i rinforzatori da utilizzare per insegnare qualcosa al bimbo è importante che l’insegnante non li faccia andare in saturazione. Approfondiremo questi concetti nelle successive lezioni sul MAND TRAINING (il training delle richieste verbali). Vi anticipiamo però sin da subito, per non creare fraintendimenti, che con il termine “deprivazione” non si intende volere per esempio affamare un bimbo facendolo digiunare ma sfruttare la naturale condizione di “fame” per aumentare la probabilità che compaia una richiesta verbale.
In generale motivare un bimbo con autismo, insegnargli qualcosa facendolo divertire è una condizione necessaria per il suo apprendimento. Questo perché il suo particolare “modo di funzionare”, le sue difficoltà ad “agganciare” il mondo che lo circonda ,riducono le “naturali” occasioni di apprendimento preziose per sviluppare spontaneamente diverse abilità rispetto ad un bimbo a sviluppo “tipico”. Un bimbo motivato infatti è attento e collaborativo. Non mette in atto comportamenti problema di fuga o evitamento (che approfondiremo nelle successive lezioni) perché gli piace quello che sta facendo insieme a noi. Non manifesta comportamenti stereotipati perché “giocare” insieme a noi è molto più divertente che auto stimolarsi. E quando un bimbo si diverte ci divertiamo anche noi. Il lavoro è più efficace e “rinforzante” anche per il suo insegnante. E così diventa il lavoro più bello del mondo. Pertanto, quando un bimbo collabora poco o non collabora affatto chiediamoci se quello che sta facendo con noi è per lui divertente. Questo è un antecedente da analizzare con l’analisi funzionale ABC (che approfondiremo nelle prossime lezioni) poiché spesso costituisce l’innesco di comportamenti problema evocati da stimoli avversivi per il bimbo.
Pertanto prima di iniziare un training è fondamentale costruire una buona relazione con il bimbotramite il PAIRING, ovvero una procedura in cui l’insegnante, presentandosi insieme a giochi e attività molto gradite al bimbo, diventa uno stimolo molto positivo. Se il bimbo è contento quando arriva il suo insegnante significa che c’è stato un buon pairing. Pertanto è fondamentale fare una valutazione dei rinforzatori insieme ai genitori.
Ma torniamo alla procedura del rinforzo. Prima di utilizzare tale procedura è necessario individuare in modo specifico il comportamento da incrementare: definizione operazionale e non etichette generali! Per esempio piuttosto che dire “stare attento” è più utile specificare le azioni specifiche “stare seduto, guardare negli occhi l’insegnante, etc.”
Poi bisogna scegliere il rinforzatore che sia efficace per il bimbo con cui stiamo lavorando. Non è detto che per esempio un cibo sia rinforzante per tutti i bambini. Ognuno ha i suoi gusti e preferenze. Sarà sempre la prestazione del bimbo a confermarci se il rinforzatore selezionato è efficace o meno. Cosa gli piace da mangiare? Cosa gli piace fare? Che tipo di giocattoli gli interessano? Che tipo di cose ama possedere? Queste sono solo alcune domande che ci possono aiutare per identificare dei rinforzatori efficaci per quel determinato bimbo. Ricordiamo che l’ABA è una scienza ma che ogni programma di intervento comportamentale va cucito su misura sul caso specifico, dunque ad ognuno il suo rinforzatore!
Se il bimbo presenta poche preferenze, è possibile incrementare i rinforzatori utilizzando una procedura chiamata PAIRING STIMULUS STIMULUS tramite la quale abbiniamo ripetutamente uno stimolo inizialmente neutro con uno stimolo piacevole per il bimbo, dopo ripetuti abbinamenti accade che la funzione dello stimolo positivo viene trasferita allo stimolo neutro. Una sorta di “contagio” positivo tra gli stimoli. Tecnicamente avviene un transfer di funzione da uno stimolo ad un altro. Ecco che lo stimolo inizialmente neutro è stato “condizionato”. Questa procedura si basa sul condizionamento classico di Pavlov, un fisiologo russo che ha ricevuto il premio nobel per la medicina nel 1903 per avere “scoperto” i “riflessi condizionali”.
Nelle prossime lezioni approfondiremo i diversi modelli (schedule) di rinforzo.
In questa lezione introduttiva ci limiteremo a specificare che per ottenere la massima efficacia, un rinforzatore dovrebbe immediatamente (non oltre 30 secondi) seguire la risposta desiderata. Inoltre, deve essere contingente, ovvero il comportamento si verifica prima che compaia il rinforzatore.
È importante assicurarsi che un comportamento introdotto attraverso un programma di rinforzo “artificiale” venga rinforzato e mantenuto in ambiente “naturale”. Quindi bisogna individuare un rinforzatore che appartiene all’ambiente naturale dell’individuo che possa mantenere il comportamento “acquisito” durante il training. Diversamente, se un comportamento che è stato consolidato con un programma di rinforzo non viene più rinforzato, è molto probabile che quel nuovo comportamento torni al livello iniziale (baseline).
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Per concludere questa prima lezione aggiungiamo anche un concetto molto importante necessario per comprendere gli argomenti successivi: l’OPERANTE. Per comprenderlo meglio è utile fare una distinzione tra topografia e funzione del comportamento.
La TOPOGRAFIA di un comportamento è la sua forma (cosa fa, per es. “indicare la caramella”) mentre la FUNZIONE è il risultato che si ottiene mettendo in atto quel comportamento (“ricevere la caramella”). Molti comportamenti hanno uguale o diversa topografia ma stessa funzione: queste classi di risposte funzionalmente simili sono definite OPERANTI. Per esempio un bimbo potrebbe mettere in atto comportamenti diversi da un punto di vista topografico (piangere, urlare, sputare, battere i pugni, lanciare oggetti) ma con la stessa funzione (per esempio evitare il compito).
La prima lezione finisce qui…avete tante cose su cui lavorare…Sperando di essere state chiare e semplici nel presentarvi questi concetti abbastanza complessi vi salutiamo con un “arrivederci” alla prossima!
Roberta Belcastro e Daniela Fasciana