PAIRING: CHIARIAMOCI LE IDEE!

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Il pairing è stato definito come il processo attraverso il quale l’educatore associandosi agli stimoli preferiti dal bambino con autismo, configura se stesso come un “rinforzatore condizionato”, al fine di costruire una relazione positiva con il bambino, che inizierà a vederlo come “colui che eroga rinforzi” e non come “il rompi scatole che vuole farmi lavorare”.

Il lavoro del terapista durante questa delicatissima fase, però, non è semplicemente quello di “consegnare rinforzatori”, bensì quello di rendere piacevole per il bambino ogni interazione che ha con lui; deve rendere più divertenti le cose che già piacciono al bambino e, devono essere tali, solo grazie alla sua presenza.

Deve inventare nuovi giochi e attività, seguendo gli interessi del bambino che sta imparando a conoscere osservandolo, sia durante le interazioni tra di loro, sia quando il bambino gioca da solo. Il tutto nel modo più naturale e meno “invasivo” possibile, per far sì che il bambino sia intrinsecamente motivato a partecipare all’insegnamento perché lo trova piacevole (e quindi, in termini comportamentali, rinforzante).

Tutto ciò è necessario per insegnare al bambino in maniera positiva. Infatti, una volta che il bambino associa la presenza del terapista “all’arrivo di tante cose belle e divertenti”, l’insegnamento stesso avrà, per lui, natura rinforzante. Ciò si tradurrà in un aumento della collaborazione, in una maggiore tolleranza della frustrazione in situazioni stressanti (come potrebbe essere l’inserimento di un nuovo programma di insegnamento) e nella partecipazione attiva e volontaria del bambino all’insegnamento stesso (in termini comportamentali, sarà stato raggiunto il traguardo del “controllo istruzionale”).

Molto diversa è la situazione con i genitori, soprattutto per la mamma, in quanto rappresenta il “rinforzatore” più gradito in assoluto per il bambino. Ciò non vuol dire che i genitori non possono o non devono utilizzare questo strumento, anzi possono sfruttarlo per rendere graditi al bambino cibi, giochi o attività che solitamente non gli piacciono: basterà associare alla presenza di quel gioco la loro compagnia, o la presenza di un altro gioco, cibo o attività molto gradito dal bambino, e così dopo varie presentazioni di queste associazioni il gioco, che prima non piaceva al bimbo, inizierà a piacergli sempre di più e, se si continua questa presentazione parallela, potrà essere utilizzato come “nuovo rinforzatore”.

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ATTENZIONE→ le associazioni non vanno presentate all’infinito: quando il bambino inizia a gradire il nuovo cibo, gioco o attività, dovrete sfumare la presenza del cibo, gioco o attività che avevate scelto per condizionarlo.            

Non terminare l’associazione in modo brusco, ma graduale, fino a farla sparire. Ovviamente, dovrete eseguire il tutto seguendo le direttive dell’Analista del Comportamento che ha in carico il vostro bimbo.

Facciamo un esempio pratico: a C. piace tanto ascoltare la musica, ma non gli piace giocare con la pista delle macchinine; la mamma, allora, ha fatto ascoltare la musica al bambino ogni volta che gli presentava la pista delle macchinine e, dopo varie “associazioni” di musica e pista delle macchinine, il bambino ha iniziato a richiedere la pista delle macchinine di sua spontanea volontà. A questo punto, la mamma ha iniziato a sfumare la presenza della musica, abbassando il volume sempre di più ad ogni presentazione dell’associazione; e così, pian piano, C. ha imparato non solo a “gradire” la pista con le macchinine, ma anche a divertirsi quando ci gioca!

 

Bibliografia:

  • Sundberg, M. L., & Partington, J. W. (1998). Teaching language to children with autism and other developmental disabilities. Pleasant Hill, CA: Behavior Analysts.

 

 

Luisa Gatto – Psicologa e Analista del Comportamento BCBA.

Piu’ di 10 anni di esperienza nell’aiutare le famiglie e i bambini con disabilità’, specialmente a casa e a scuola. Dopo aver lavorato in Italia fino al 2015, ora lavora negli USA dove ha completato il training e ha preso la certificazione BCBA. Attualmente lavora come supervisore BCBA a San Diego, California, seguendo sia bambini che adulti con varie disabilità’.

Per contatti: luisa.gatto@gmail.com