Premesse teoriche: Il pianto rappresenta il primo canale comunicativo che i bambini hanno a disposizione sin dalla nascita per segnalare i loro bisogni. L’ascolto del pianto produce numerose reazioni fisiologiche in chi lo ascolta, che spingono all’azione e assolvono l’importante funzione di attivare le cure parentali e quindi assicurare la sopravvivenza del bambino.
Obiettivo: Scopo di questo lavoro è presentare e discutere criticamente una rassegna degli studi che hanno analizzato le espressioni comunicative di disagio, in particolare il pianto, durante le prime fasi di sviluppo del bambino.
Metodologia: dopo aver descritto il livello di attivazione neurobiologica che si attua durante un episodio di pianto, sia nel caregiver che nel bambino, si passerà alla descrizione della funzione degli episodi di pianto e la sua evoluzione dalla vita fetale del bambino sino all’età adulta. Parte centrale di questo lavoro sarà la descrizione delle anomalie nel pianto e come tali anomalie possano influenzare la percezione del pianto da parte dei genitori.
Discussione critica e conclusioni: Il lavoro vuole enfatizzare come la valutazione del pianto potrebbe essere un efficace strumento di screening per valutare lo stato neurologico dei bambini appena nati e per attivare adeguati interventi precoci con le famiglie in caso di rilevazione di disagi o anomalie nel pianto.