Una interessante ricerca apparsa sul sito autismspeaks.com pone degli interrogativi sul tema dell’autismo e del linguaggio.
Lo Psicolinguista Aron Shield, dell’Università dell’Ohio, ha lavorato con gruppi di bambini sia con sordità che con autismo, ed ha cercato di cogliere alcune caratteristiche peculiari di tali bambini partendo dalle ben note caratteristiche comunicative dei soggetti autistici.
Sia i bambini con autismo udenti che non udenti, hanno in comune la difficoltà nell’utilizzo dei pronomi.
Entrambi i gruppi preferiscono molto utilizzare i nomi propri piuttosto che i pronomi.
L’autore spiega come ci deve essere qualcosa nell’utilizzo del pronome che è poco chiaro o che crea confusione. Infatti egli spiega come, nella sua esperienza, gli autistici descrivano l’utilizzo del nome come più “preciso”.
Shield nell’articolo tocca anche un altro importante aspetto, e cioè quello del linguaggio attraverso le immagini.
Ora è risaputo che l’utilizzo delle immagini sia estremamente importante nel supportare lo sviluppo del linguaggio nei soggetti autistici, ma l’autore nota inoltre come (comparando un gruppo di soggetti autistici sordi e un gruppo di autistici udenti) la percentuale di bambini che non sviluppano il linguaggio sia molto simile tra i due gruppi.
“Questo mi suggerisce che sono i deficit sociali che impediscono ad alcuni bambini autistici di sviluppare il linguaggio, che sia per immagini o parlato”.
Ad integrare quanto affermato dall’autore mi pare importante sottolineare come il supporto visivo resti in ogni caso di fondamentale importanza, perché supporta lo sviluppo di competenze linguistiche che altrimenti rischierebbero di rimanere latenti e di non svilupparsi mai.
Lo sviluppo linguistico deve integrarsi quindi con un intervento volto ad accrescere le abilità sociali, le quali sono correlate in modo inestricabile.
Shield conclude l’interessante articolo osservando che si può imparare molto da come i genitori di bambini autistici sordi interagiscono coi loro figli, inserendosi con differenti modalità nel loro focus attentivo.
Andando oltre a questo studio, facendo ricerca si può certamente trarre beneficio dall’esplorazione dei più variegati e nascosti ambiti dove la patologia tende a collimare con le relazioni e lo sviluppo intellettivo di ogni bambino, come le più recenti ricerche tendono a mostrare.