Ad alcuni genitori viene il dubbio se far fare o meno ai propri figli i vaccini obbligatori perché una ricerca del 1998 aveva ipotizzato che il vaccino trivalente MPR (Morbillo – Parotite – Rosolia) potesse essere una delle cause dell’autismo infantile. Attualmente non esiste nessuna prova scientifica del fatto che i vaccini abbiano una relazione con l’autismo. La notizia viene rimarcata in un vademecum aggiornato sull’autismo pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Questions and answers about autism spectrum disorders ASD – Settembre 2013).
I risultati dell’unico studio, condotto su un campione di 12 bambini, che ipotizzava un legame del vaccino con l’autismo infantile sono stati in seguito ritrattati dagli stessi medici che avevano collaborato con il gastroenterologo Andrew Wakefield (coordinatore della ricerca). Una successiva ricerca, coordinata da Nick Chadwick, condotta su 22 bambini (alcuni dei quali coinvolti in precedenza nello studio di Wakefield) diede dei risultati completamente divedersi da quelli ottenuti nello studio del 1998. In nessuno dei casi osservati sono state rilevate tracce del virus del morbillo nello stomaco dei bambini affetti da autismo.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità evidenzia che i dati epidemiologici disponibili non mostrano nessuna evidenza di correlazione tra il vaccino trivalente per morbillo, parotite e rosolia (MPR) e l’autismo, stessa conclusione vale anche per tutti gli altri vaccini infantili. Ulteriori studi commissionati dall’Oms hanno permesso inoltre di escludere ogni associazione con gli adiuvanti al mercurio usati in alcune formulazioni (il tiomersale, che contiene mercurio etilico, non è stato associato a disturbi dello spettro autistico).
Ad oggi non si sa ancora molto sulle cause dell’autismo nei bambini, numerosi studi hanno evidenziato una multifattorialità della patologia (ci sono sia basi genetiche che ambientali). Di sicuro l’autismo non si previene non vaccinando i propri figli, anzi, questa pratica può essere più pericolosa di quanto non si possa pensare. Quasi il 40 per cento delle morti infantili è dovuto al morbillo, secondo alcune stime dell’OMS nel mondo muoiono un milione e mezzo di bambini per cause prevenibili con una semplice vaccinazione (purtroppo in alcune aree della terra la popolazione non ha accesso alle immunizzazioni di base). Molto importanti sono anche altri vaccini come ad esempio quello per la pertosse, malattia responsabile del 20 per cento delle morti infantili.
I vaccini per determinate malattie non sono però importanti solo per scongiurare la mortalità infantile, una volta adulte l’immunizzazione ricopre un ruolo importante anche per le donne durante il periodo della gravidanza. Una donna non vaccinata da bambina potrebbe contrarre la rosolia durante la gravidanza con notevoli rischi. Il virus della rosolia è in grado di superare la barriera placentare e provocare anomalie embrio-fetali; quindi, se la rosolia viene contratta da una donna in corso di gravidanza può portare a un aborto spontaneo, morte intrauterina del feto, o gravi malformazioni fetali (sinfrome della rosolia congenita), e ritardo di acquisizione delle tappe dello sviluppo. Alcuni rischi ci potrebbero essere anche con il morbilli, se una donna contrae il virus del morbillo nei primi mesi di gravidanza va incontro ad un lieve aumento del rischio di aborto spontaneo. Se invece l’infezione da morbillo è contratta nelle 2 – 3 settimane precedenti al parto, è possibile che il bambino si ammali di morbillo nei primi giorni di vita. Alcuni rischi ci sono anche con la varicella: qualora una donna vada incontro alla varicella nel corso del primo trimestre di gravidanza può verificarsi un maggior rischio di aborto o di malformazioni fetali.