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venerdì, Dicembre 27, 2024
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Ritmi del sonno in bambini con Disturbo dello Spettro Autistico: uno studio prospettico

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Il grande incremento di studi di questi ultimi anni intorno ai Disturbi dello Spettro Autistico (ASD) ha portato a comprendere molteplici aspetti della patologia e dei comportamenti legati ad essa.
Interessante notare come anche il sonno e i ritmi sonno-veglia, di alcuni soggetti con ASD possano mostrare delle singolarità o differenze rispetto a bambini con sviluppo tipico.

L’articolo in questione è uno studio longitudinale di una coorte di 14.062 bambini inglesi nati nel 1991-1992,partendo dai sei mesi di vita fino agli 11 anni d’età. Ai genitori dei bambini sono stati somministrati dei questionari a 6, 18, 30, 42, 69, 81, 115 e 140 mesi d’età del bambino dove venivano poste domande riguardo i patterns del sonno dei loro bambini. Nei questionari veniva chiesta l’ora in cui i bambini si coricavano, quando si svegliavano e quanto dormivano di media in un giorno. Inoltre nel questionario andava riportato quanti risvegli avevano i bambini durante la notte. 

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Ciò che lo studio mostra è come mediamente i bambini a cui verrà diagnosticato il Disturbo dello Spettro Autistico tendono a dormire meno rispetto ai controlli.
Questo studio longitudinale mette in luce come tra i bambini ASD la perdita del sonno sia particolarmente accentuata tra i 18 e i 42 mesi.
Nella prima infanzia non risultano differenze nella coorte considerata, mentre a partire dai 18 mesi fino agli 11 anni, cioè nel periodo preadolescenziale, i bambini con Disturbo dello Spettro Autistico dormono in media tra i 17 e i 43 minuti in meno.


La forza di questo studio sta nel suo essere longitudinale e prospettivo, il quale colleziona dati dei ritmi del sonno di bambini da prima di ricevere la diagnosi di ASD.

Un altro elemento importante è che i bambini con Disturbo dello Spettro paiono possedere un pattern sonno-veglia differente rispetto a bambini con altre disabilità intellettive.

In concerto con i dati osservativi, emerge dalle ricerche sulla biologia del disturbo come sia presente un anormale ritmo nella produzione di melatonina in alcuni bambini con autismo. Questo problema a livello di neurotrasmettitori potrebbe spiegare la presenza di disturbi del sonno in bambini con Disturbo dello Spettro Autistico.

In conclusione l’articolo discute come sarebbe importante approfondire lo studio del sonno dei bambini con ASD, al fine di comprendere sempre meglio tale patologia e di incrementare la qualità e quantità di studi sugli indicatori precoci della patologia, come ad esempio irecenti studi sul pianto e sulla simmetria posturale.


Link all’articolo in lingua Inglese:

http://adc.bmj.com/content/99/2/114.full?sid=5c7a2f56-0324-4a91-85d2-67b6f6083a2a 

Autismo: tapparsi le orecchie come strategia contro la difficoltà di integrazione sensoriale

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Le persone con disturbi dello spettro autistico (ASD) hanno difficoltà a integrare le informazioni visive e uditive simultaneamente. E’ il risultato di uno studio Vanderbilt pubblicato su The Journal of Neuroscience. .

Lo studio , condotto da Mark Wallace , Ph.D. , direttore del Brain Institute Vanderbilt , è il primo ad illustrare il legame tra i due sensi e suggerisce che i deficit nei blocchi sensoriali per il linguaggio e la comunicazione in ultima analisi può ostacolare le abilità sociali e comunicative nei bambini con l’autismo. I risultati inoltre potrebbero avere applicazioni molto più ampie , perché il funzionamento sensoriale varia anche in altri disturbi come la dislessia e la schizofrenia.

Nello studio , i ricercatori della Vanderbilt University hanno confrontato 32 bambini con sviluppo tipico di età compresa tra i 6 e18 anni con 32 bambini con autismo ad alto funzionamento. I partecipanti allo studio hanno eseguito una batteria di compiti diversi , in gran parte tramite computer e usando diversi tipi di stimoli audiovisivi i ricercatori indagavano se gli stimoli visivi e uditivi venissero percepiti come eventi presentati nello stesso momento.

Lo studio ha riscontrato che i bambini con autismo hanno un allargamento nella cosiddetta finestra temporale vincolante ( TBW ), dimostrando che il cervello ha difficoltà associare eventi visivi e uditivi che avvengono entro un certo periodo di tempo .

“I bambini con autismo hanno difficoltà a elaborare un ‘comando’ simultaneo in canali audio e visivi, ovvero vi è una difficoltà a integrare le informazioni simultaneamente da occhi e orecchie” , ha detto il co -autore Stephen Camarata , Ph.D. “E ‘ come se stessero guardando un film straniero doppiato male: nel loro cervello i segnali uditivi e visivi non corrispondono.”

“Una delle immagini classiche dei bambini con autismo è che hanno le mani sopra le orecchie “, ha detto Wallace . “Crediamo che una delle ragioni possa essere la compensazione dei loro cambiamenti nella funzione sensoriale, semplicemente cercando di attivare un senso alla volta . Può trattarsi quindi di una vera e propria  strategia per minimizzare la confusione tra i sensi . “

Wallace ha osservato inoltre il nuovo  DSM – 5 , che funge da autorità universale per la diagnosi psichiatrica , ora riconosce l’elaborazione sensoriale come un deficit fondamentale nell’autismo .

“Immaginiamo una casa”, a Rovereto (TN) un nuovo centro per l’autismo

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A Rovereto un nuovo centro per l’autismo nascerà dalla collaborazione tra la Cooperativa sociale il Ponte e il Laboratorio di Osservazione e Diagnostica Funzionale dell’Università di Trento

Nel corso del 2014, a Lizzana, frazione del comune di Rovereto in provincia di Trento, la Cooperativa Il Ponte inaugurerà una nuovo centro educativo.

La costruzione di questo edificio è parte di un piano di sviluppo portato avanti con caparbietà — dal 2009 che ha voluto mettere al centro un nuovo disegno dei servizi offerti dalla cooperativa e che trova ora la sua prima concretizzazione. La nostra priorità è—– quella di implementare e sperimentare un nuovo modello di offerta, che dovrà rispondere in modo più flessibile, prossimo e competente ai bisogni espressi dalle famiglie ; sarà inoltre implementato con maggior efficacia un modello di presa in carico di persone autistiche adolescenti ed adulte.

La Cooperativa sociale Il Ponte, insieme all’Università di Trento – Dipartimento di scienze della cognizione e formazione – per mezzo del Laboratorio di Osservazione e Diagnostica Funzionale dell’Università di Trento, ha intenzione di continuare sulla strada dell’intervento educativo a favore di persone affette da autismo e disturbi pervasivi dello sviluppo, una strada questa che sta percorrendo da più di quindici anni. In tutto questo tempo è stato possibile raccogliere motivanti successi e utilissimi insuccessi, che hanno comunque aiutato a calibrare meglio il lavoro ed affinare le metodologie già sperimentate. E’ stato interessante, dopo più di un decennio, dedicarsi ad una sorta di bilancio, facendo anche una riflessione su come e con chi percorrere la strada già iniziata.

Che tipo di progettualità, dunque? Che tipo di offerta – congruente nei confronti della ricerca scientifica e soprattutto utile e dignitosa per le persone – è possibile nei confronti delle persone affette da disturbo dello spettro autistico?

Un modello che si è strutturato nel tempo secondo criteri di specializzazione, di competenza e di abilità affrontando la complessità generata dalle peculiari problematiche di questo disagio: difficoltà di regolazione emotiva, deficit gravi a livello comunicativo, cognitivo e relazionale. Sotto questo profilo la proposta di interventosi articola su diversi livelli in modo da garantire una progettualità multidimensionaleche tenga conto delle diverse esigenze connesse alla valorizzazione della personanella sua totalità.

 

L’idea che Il Ponte propone, per rispondere ai bisogni delle famiglie con problematiche legate all’autismo, nasce dalla consapevolezza che solo una rete di relazioni complessa ma articolata tra gli attori del sistema delle politiche sociali ed i fruitori dei servizi può creare le condizioni per progetti individualizzati con esiti positivi. Ci sembra necessario Partire da un patto fondativo dove la comunità sia rappresentata nelle sue parti istituzionali e sociali può certamente considerarsi un punto di incontro nel quale definire compiti e ruoli degli attori, ognuno con la propria specificità.

Questo pilastro fondante si basa sull’esperienza maturata e sulla letteratura oggi disponibile. Il punto di partenza può considerarsi la convinzione che la cura dell’autismo non ha aspetti riferibili al concetto di guarigione, ma piuttosto ci si può aspettare cospicui miglioramenti nelle aree compromesse e nella qualità di vita, a patto che si tenga conto della sua particolarità e della sua evoluzione. L’autismo è una condizione molto grave e soprattutto cronica, long life, ossia che dura per l’intero ciclo di vita e, come vedremo più avanti, non è una patologia paragonabile a nessun altra.

Ciò significa che l’intervento educativo deve essere assolutamente specifico e svolto da persone preparate ad hoc, intendendo con ciò, la priorità della specializzazione riferita non solo alle professionalità in gioco, ma anche con riferimento a tutti gli attori del sistema e dei luoghi dove le persone autistiche sono inserite, considerando la vita di relazione un punto essenziale, denso di problematicità e implicazioni a più livelli.

La Cooperativa sociale Il Ponte vorrebbe intraprendere un percorso che contempli una progettualità connotata da alcuni imprescindibili punti fermi: il collegamento con l’Università, una relazione forte con il servizio sociale e l’istituzione pubblica per creare condizioni tali per cui i progetti possano essere realizzati, monitorati e valutati, una condivisione con le famiglie per un loro sostegno e supporto ed il confronto sui progetti, numerose e forti connessioni con il territorio in modo tale che la comunità sia consapevole delle sue espressioni concrete di solidarietà.

Si ritiene dunque fondamentale continuare a costruire, anche assieme ad altri partner istituzionali in una prospettiva di allargamento della rete degli attori coinvolti, delle cornici progettuali lungimiranti, di largo respiro, all’interno delle quali, per esempio, un bambino possa fare un percorso scolastico dignitoso e fatto di vera integrazione, in cui un adolescente possa fare gruppo con altri coetanei o sperimentarsi in percorsi occupazionali, così come un adulto. Fondamentale è cogliere il bisogno proprio della persona, del periodo del ciclo di vita che sta attraversando e, attraverso specifici interventi, permetterne la soddisfazione. L’impegno è focalizzato a determinare i presupposti che permettano all’educatore di declinare la propria competenza non solo nel contesto del centro diurno e dei suoi spazi, ma anche in quelli molto diversi della scuola o della famiglia, realtà entrambe portatrici di bisogni eterogenei e ineludibili in relazione alla peculiarità di una persona con autismo.

Un modello di presa in carico dei bisogni della persona che si riferisce ad una comunità curante, dove diversi attori contribuiscono alla costruzione di una rete di relazioni in grado di sostenere processi di cambiamento adottando specifiche metodologie in coerenza con i bisogni. Il criterio della specializzazione visto come chiave di lettura del bisogno e come bussola per l’implementazione di interventi efficaci.

 

L’approccio che in queste righe ho descritto con entusiasmo troverà nella fondamenta del nuovo edificio lo slancio per radicarsi sul territorio. Nei primi mesi del 2014 o si concluderà la parte esecutiva dei lavori edili, ma ciò che per noi conta è il fatto che in questo tempo un’idea abbia preso forma e consistenza, un’idea che raccoglie i frutti di semi sparsi nel tempo perché potessero dare frutto, che valorizzerà i legami che in questi anni abbiamo stretto e coltivato, in particolare con il Laboratorio Universitario della prof.ssa Paola Venuti, un’idea che potrà così vedere la sua realizzazione.

Il luogo dove si vive, dove si lavora, dove ci si diverte, dove si stringono nuovi legami e si sedimentano quelli vecchi è un luogo fisico. Nel caso della nostra cooperativa un edificio diventa visivamente una metafora per pensare al futuro. Un compito particolarmente difficile, ci rendiamo conto, in un tempo dominato dall’incertezza, dall’insicurezza sul futuro e da una pervasiva sensazione che lo scenario futuro sia contraddistinto da dinamiche di ridimensionamento, di riduzione, da limiti più o meno imposti.

Per rimanere in metafora il perimetro, i muri, le stanze, della nostra nuova casa ne determineranno esclusivamente una suddivisione fisica dello spazio mentre i contenuti delle progettualità saranno pensati e ideati secondo quanto ci indicheranno le persone che ne fruiranno, le loro biografie scolastiche, le loro predisposizioni, i loro desideri, con un fine preciso: garantire l’espressione della loro creatività, l’inclusione e la sostenibilità del progetto complessivo.

A questo proposito, Ballerini (2006) ribadisce che “L’autismo non può essere ‘adattato’ alle condizioni della normale socialità. E’ semmai il mondo che deve adattarsi a lui, rispettarne le singolari caratteristiche, l’enigmatica e paradossale richiesta che rivolge. Richiede contesti adatti. Richiede contesti ricchi di possibilità e stimoli significativi, ma non confusi, non frammentati, in cui non si faccia troppo conto sulle virtù spontaneamente riparatrici del ‘sociale’, ma la socialità venga invece pazientemente alimentata e facilitata […]. Richiede contesti in cui il problema della comunicazione con la persona autistica sia al centro di ogni intervento e di ogni momento della vita collettiva; contesti in cui si rispettino pause, tempi, silenzi, chiusure”.

Crediamo fermamente che lo scopo di tutto il lavoro che la Cooperativa svolge nei confronti delle persone affette da autismo non riguardi esclusivamente la persona, ma coinvolga direttamente tutto il contesto familiare. Il sollievo, il supporto, il sostegno sono pratiche di solidarietà concreta nei confronti di famiglie con un carico psicofisico spesso gravoso riconducibile alla gestione di figli così problematici. “C’è sempre un maggior numero di prove che indicano che le malattie croniche e la disabilità hanno un’influenza negativa sulle famiglie e sul funzionamento famigliare” (Williams e Bond, 2002). Inoltre, una persona con diagnosi di autismo all’interno della famiglia “può rappresentare una fonte di stress sull’unità della famiglia, dal momento che ne vengono colpiti non soltanto i caregiver ma anche gli altri fratelli e le relazioni tra i membri della famiglia” (Sanders e Morgan, 1997).

Schermata 2014-01-11 alle 12.15.44Il Ponte impegnandosi per la realizzazione di una nuova sede dedicata all’autismo ed alle problematiche complesse riconducibili allo spettro autistico vuole testimoniare come la specializzazione maturata in questi anni di intensa esperienza possa tradursi in una realtà educativa e riabilitativa contraddistinta dalla contaminazione, dall’intreccio, dalla mescolanza delle competenze, non solo della comunità curante, ma anche delle famiglie e delle persone che abiteranno quel luogo. Una dinamicità formale solo nell’intento che dovrà plasmarsi nel tempo con modalità che sappiano intercettare il cambiamento e l’innovazione metodologica connettendola con la pratica quotidiana e con i progetti di vita delle persone.

Il disegno complessivo, che abbraccerà tutte le attività rivolte all’età evolutiva, all’adolescenza ed agli adulti, sarà tracciato tenendo conto di criteri che riguardano essenzialmente le potenzialità in capo al singolo in modo da poterle valorizzare.

Nel caso della Cooperativa, la valutazione testistica che il personale del Laboratorio di Osservazione e Diagnostica Funzionale dell’Università di Trento effettua alla persona mira, al di là della diagnosi (che al momento dell’inserimento è solitamente già stata appurata) a costruire un quadro globale della persona valutata, che dia modo di riconoscerne le potenzialità e i vincoli negli ambiti affettivo-relazionale, cognitivo, comportamentale. Per completare e arricchire tale quadro, oltre ai test (che si esprimono in termini di Quoziente Intellettivo o Quoziente di Sviluppo) si affiancano scale per la misura del comportamento adattivo (come le Vineland Adaptive Behaviour Scales, che richiedono la raccolta di informazioni direttamente dagli educatori o dalle famiglie), oltre ad osservazioni sistematiche e in itinere raccolte talvolta tramite apposite griglie di osservazione (Scheda Osservativa per la valutazione delle Funzioni di Base in soggetti autistici). I dati che provengono dalle valutazioni testistiche e dalla valutazione del comportamento adattivo tramite la scala Vineland vengono incrociati vengono poi riassunti e schematizzati nel PEI (Progetto Educativo Individualizzato) che riporta la diagnosi funzionale, i punti di forza e di debolezza, gli obiettivi su cui si intende lavorare, le attività ed i laboratori da attivare per raggiungerli e soprattutto con quale metodologia o strategia relazionale. Il PEI serve poi all’educatore come strumento-bussola per orientare il proprio lavoro con quel determinato utente, costruendo per lui una proposta utile e coerente.

Oltre ad obiettivi specifici legati alle particolari caratteristiche emotive e cognitive di un preciso soggetto in un particolare periodo, gli obiettivi (di sviluppo o mantenimento) trasversali e generali perseguiti per questo tipo di utenza (tutti comunque nella direzione di migliorarne la qualità di vita) riguardano le seguenti aree: socialità e aspetti relazionali, abilità sociali e di interazione con altre persone; comunicazione coerente con le caratteristiche strutturali del soggetto e delle sue modalità anche non verbali; regolazione emotiva e riduzione di stati ansiosi; autonomia intesa come globale potenziamento delle abilità residue del soggetto anche in termini di autodeterminazione e scelta; campo di intessi e ampliamento di esperienze e situazioni.

Per quanto riguarda i trattamenti, “attualmente si ritiene che non esista un unico trattamento che risponda al disturbo dell’autismo […]. E’ di fondamentale importanza, per quel che riguarda l’intervento con soggetti autistici, partire dalla multicausalità dei disturbi generalizzati dello sviluppo ed essere coscienti che la patologia si manifesta con sintomi e comportamenti differenti a seconda dell’epoca di insorgenza. Per questi motivi non bisogna considerare un’unica tecnica come valida modalità per il trattamento, ma piuttosto concepire l’intervento come un progetto che inizia con la diagnosi e lo studio approfondito di un caso e arriva all’applicazione successiva di diversi metodi e tecniche, in base ai punti di partenza e agli obiettivi raggiunti e quelli da raggiungere” (Venuti, 2003).

Ballerini (Ballerini et al, 2006), riassume così la questione sui trattamenti, le cure, le metodologie: “Se c’è un insegnamento che proviene dallo studio accurato della letteratura sull’evoluzione dell’autismo nel corso della vita, da un’esperienza prolungata con il mondo autistico e da quanto si sa su questa particolare forma di esperienza, è che occorre spostare l’attenzione dalle ‘tecniche’ di intervento terapeutico o psicoeducativo (che ovviamente vanno conosciute e utilizzate consapevolmente, ma che comunque incontrano importanti limiti) all’organizzazione complessiva dei contesti di intervento e di vita, per renderli adatti alle caratteristiche dell’autismo, attraverso una cura costante della loro strutturazione, coerenza, comprensibilità”.

Nel tempo la Cooperativa ha fatto sua questa importante lezione. Non si utilizza massivamente una tecnica specifica semplicemente perché, alla luce di quanto detto, sarebbe semplicistico e riduttivo sul piano scientifico, oltre che inutile su quello clinico. Tuttavia, alcune modalità di contatto tra educatori e utenti o alcuni accorgimenti utilizzati nella quotidianità, possono ricordare specifiche tecniche, senza che queste diventino però le uniche e sole. Per esempio, il continuo, profondo e trasversale tentativo da parte dell’educatore di stabilire ed ampliare un contatto relazionale e comunicativo con l’utente può ricordare da vicino il metodo Floor Time (Greenspan, 2005; Greenspan, 2007); la strutturazione sequenziale di alcune attività complesse o momenti particolari rimanda alla tecnica TEEACH (Schopler, 1991), e così via.

La sostanza di cui si nutre quest’idea di ricerca, di nuove e migliori piste di lavoro quotidiano, è proprio il connubio tra l’umano e l’elaborazione di quest’esperienza. E’ in questo spazio tra relazione e approfondimento che si svolge il gioco delle parti fra i tanti attori coinvolti in questo progetto, ognuno con la propria identità: la formazione, la consapevolezza del ruolo, la supervisione sul caso, la disponibilità a mettersi in gioco, il coinvolgimento, il dialogo e l’ascolto fra attori.

Sotto questo profilo di senso è fondamentale che la diversità, sentita come un valore aggiunto ed intesa come storia, individuale e di gruppo, portatrice di risorse complementari, sia generatrice di azione e pensiero sia nel breve che nel lungo periodo.

L’alleanza scuola, famiglia, servizi specialistici e di ricerca, è certamente la prima saldatura dalla quale può discendere la robustezza di un percorso costruito nell’età evolutiva che ponga le basi per affrontare l’età adulta con una traccia fondata e fondante in questo lavoro. Al contrario la diversità, non considerata un valore in quanto un’espressione di unicità e una ricchezza genera una conflittualità sterile.

L’approccio pedagogico che guiderà la progettazione delle attività nel nuovo spazio presuppone quindi la generazione di connessioni tra le relazioni umane, la specializzazione metodologica e le situazioni pratiche. Immaginiamo una casa dove le porte siano solo fisiche, non chiuse di fronte al mondo, dove si possano creare correnti di aria fresca che aiutino le persone che la abitano a renderla permanentemente un luogo vitale e carico di energia positiva dove la creatività e le relazioni umane sappiano provocare la quotidianità reiventandola.

A presto per l’inaugurazione.

di Filippo Simeoni – direttore della Cooperativa il Ponte 

Autismo: l’artista che utilizza le faccine (emoticon) per il riconoscimento emotivo

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I più recenti studi sui disturbi dello spettro autistico, così come l’esperienza clinica, hanno permesso di sviluppare una sempre maggior coscienza relativa a tale patologia.
Interessante è sapere che anche il mondo dell’arte si interessi allo spettro autistico, con i sui mezzi e i suoi linguaggi, e questo può permettere sia al clinico che a tutti coloro che hanno a che fare con l’autismo, di adottare dei punti di vista nuovi, differenti e magari anche decisamente originali per affrontare questa tematica.

Le emoticon (emoji per abbreviare) fanno parte della comunicazione digitale da circa 14 anni, e ogni utente può interpretare le loro caratteristiche secondo il proprio modo di vedere ( faccina imbronciata, arrabbiata, felice, assorta ecc.. ); le caratteristiche e i tratti distintivi delle emoji possono lasciare quindi alcune aree grige d’interpretazione personale, e ciò lascia spazio a possibile fraintendimenti nella comunicazione delle persone.

L’artista Newyorkese Genevieve Belleveau è affascinata proprio da questi fraintendimenti.
Il suo “pezzo”, l’ Emoji Autism Facial Recognition Therapy, è stata una delle opere più intuitivi e stimolanti all’ Emoji Art Show di Manhattan.
L’opera prende in esame i fraintendimenti che possono essere presenti nella comunicazione.
L’artista ha creato un catalogo di emoji con le corrispondenti emozioni, così come interpretato e tradotto da Siri (sistema di riconoscimento vocale di Apple ).

Il grafico [metti l’ immagine ] imita quello dello psicologo Paul Ekman sulle microespressioni dei movimenti facciali, il quale è molto usato nelle terapie con soggetti con disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento.

Genevieve Belleveau era in piedi sotto il cartellone, come una quasi terapeuta, e poneva domande alle persone su ciò che coglievano delle Emoji, come ad esempio: “Come risponderesti tramite le emoji se il tuo partner ti mollasse prima di venire qua alla mostra con te?”. Le risposte delle persone dovevano essere basate sulle emoji presenti sul cartellone.

Essendo una mostra d’arte, il suo posizionare la risposta sullo spettro di emoji non è certo scientifico, in ogni caso si tratta di un esperimento interessante e mostra come la capacità di ognuno di comprendere le caratteristiche di ogni emoji determini il posizionamento sulla scala.

“Il linguaggio letterale è un indicatore della sindrome di Asperger, così come le persone che erano molto letterali nelle loro interpretazioni hanno risposto senza molti dettagli”, infatti, dice Belleveau “ si trovavano nella parte inferiore dello spettro”.
Genevieve Belleveau ha studiato psicologia sociale e sociologia per creare i suoi lavori : “una delle questioni che cercavo di sollevare è appunto relativa all’autismo, e le conseguenti differenze tra normale-anormale. Si è parlato molto dello spettro autistico, se ci siamo dentro tutti oppure no. Il linguaggio è un mezzo molto rigoroso per esprimere le infinite capacità emotive degli esseri umani. Abbiamo bisogno di creare queste barriere[normale-anormale]? Che cosa possiamo fare per livellare il campo?

Potrebbe sembrare insensibile fare Pop Art di un così incredibilmente complesso disturbo come l’autismo. L’autrice stessa si descrive come una soft-psicologa e usa le sue performances e “riti sociali” per creare una narrazione che incarni il suo alter-ego (guaritrice/social media guru) per esplorare i modi di comunicare tradizionali e moderni che interagiscono fra loro.

La Genevieve Belleveau esamina le nostre difficoltà di afferrare il significato delle emoji e crea parallelismi con la difficoltà che le persone affette da autismo hanno di riconoscere le emozioni.

“Sono interessata alle relazioni tra le persone, e forse l’estetica relazionale è un altro modo di pensarci”, dice l’artista, “Il cuore di tutto questo è il perché certe persone vogliono connettersi con altre, cosa fanno per la relazione e cosa accade quando questa relazione non c’è più”

In questo racconto, l’Emoji Autism Facial Recognition Therapy collega i punti tra la nostra comprensione della malattia mentale e il modo in cui le tecnologie emergenti ci aiutino ad interagire fra di noi .

Il lavoro di Belleveau solleva questioni interessanti circa l’evoluzione della comunicazione digitale istantanea, la nostra interpretazione di tale comunicazione, e come i nostri fraintendimenti non sono così diversi dai tratti sociali che spesso stigmatizziamo. L’artista sostiene che questo lavoro ponga altre domande nel campo della comunicazione. Belleveau dice. ” Tutto questo è come io interpretavo ile speranze e i sogni e sentimenti di ogni partecipante . E’ stato davvero molto personale , non utilizzavo una psicologia fredda e clinica. Ho capito che non ne sono capace”.

Articolo in lingua inglese: http://www.wired.com/underwire/2013/12/emoji-autism-spectrum/?cid=16303724

Mostra: http://online.wsj.com/news/articles/SB10001424052702304014504579248760501661686

 

Mauro Brembilla

Autismo: se il suono della voce non è gratificante

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Nei bambini con una forma di autismo ad alto funzionamento, che pure sono in grado di parlare, una scarsa connessione fra i circuiti cerebrali della ricompensa e le aree deputate all’elaborazione del suono della voce impedisce di apprezzare gli aspetti emotivi veicolati dall’intonazione. A sua volta ciò comporta uno scarso interesse e uno scarso sviluppo della capacità di un uso sociale del linguaggio.

Nelle persone con autismo le regioni del cervello sensibili alla comunicazione vocale sono scarsamente collegate ai circuiti che elaborano la ricompensa, e questo fa sì che apprezzare la piacevolezza di una conversazione e cogliere gli stimoli emotivi positivi che può dare sia praticamente impossibile per chi soffre della sindrome. E’ questa la conclusione di uno studio condotto da neuroscienziati della Stanford University School of Medicine che lo illustrano in un articolo pubblicato sui “Proceedings of the Nationall Academy of Sciences”.

La scoperta sembra corroborare l’ipotesi che all’origine della scarsa attenzione dei soggetti autistici alla comunicazione verbale, e quindi dello sviluppo di adeguate competenze linguistiche, sia proprio la carenza di coinvolgimento dei sistemi della ricompensa e dell’emotività.

“La voce umana è un suono molto importante, che non trasmette soltanto significati, ma fornisce anche informazioni emotive fondamentali per un bambino”, ha detto Daniel Abrams, autore principale dello studio, ricordando che il tono di voce dell’adulto è fondamentale per tranquillizzare i neonati, che alla voce pacata della madre rispondono con un aumento del rilascio di ossitocina a livello cerebrale.

 

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Clicca e scopri il significato del termine: Nei bambini autistici vi è una scarsa connessione fra le aree per l’elaborazione selettiva del linguaggio (in alto) e quelle del circuito della ricompensa (in basso). (Cortesia Daniel A. Abrams / Stanford University)Nei bambini autistici vi è una scarsa connessione fra le aree per l’elaborazione selettiva del linguaggio (in alto) e quelle del circuito della ricompensa (in basso). (Cortesia Daniel A. Abrams / Stanford University)


Lo studio si è concentrato sui bambini con una forma di autismo ad alto funzionamento, con punteggi del QI nel range della normalità e quindi in grado di parlare e leggere, ma con difficoltà a sostenere una conversazione e a comprendere gli spunti emotivi comunicati dalla voce di un’altra persona.

Dal confronto fra le scansioni di risonanza magnetica funzionale di questi bambini e quelle di un gruppo di controllo formato da coetanei di pari QI con sviluppo normale è risultato che nell’emisfero sinistro dei bambini autistici la regione della corteccia destinata all’elaborazione della voce era scarsamente collegata al nucleo accumbens e all’area tegmentale ventrale, due strutture cerebrali del circuito della ricompensa che rilasciano dopamina in risposta a stimoli positivi. La corrispondente area dell’emisfero destro, specializzata nella rilevazione di indizi vocali come intonazione e tono, era invece debolmente connessa all’amigdala, che elabora gli stimoli emozionali.

In un esperimento di controprova, i ricercatori sono stati in grado di prevedere il livello del deficit di comunicazione di bambini con autismo ad alto funzionamento a partire dal livello di compromissione di queste connessioni cerebrali.

I risultati, osservano gli autori, convalidano inoltre alcune terapie dell’autismo che mirano a stimolare la capacità di risposta in bambini che in qualche misura sanno parlare ma che solitamente non parlano con altri, così da rafforzare la capacità di un uso sociale del linguaggio.

Efficacia comparativa del sistema di comunicazione 2°parte

Efficacia comparativa del sistema di comunicazione mediante  scambio di immagini (PECS) e i Dispositivi di Sintesi Vocale (SGD): effetti sull’abilità di  comunicazione sociale e sviluppo del linguaggio.

(Miriam C.Boesch, Oliver Wendt, Anu Subramanian, Ning Hsu)

2°parte

Procedure: Le condizioni di trattamento sono state controbilanciate e le loro sequenze sono state randomizzate per minimizzare

Valutazione delle preferenze: è stata condotta un’esauriente valutazione delle preferenze in tre fasi per determinare quali erano i cibi maggiormente preferiti per ogni partecipante. La prima fase includeva l’intervista ai genitori per ottenere una lista di elementi che potevano essere inclusi nella valutazione delle preferenze. La seconda fase consisteva in una valutazione di sperimentazione per determinare quali degli elementi identificati nelle interviste ai genitori erano davvero le preferite dai partecipanti. Uno dei cibi doveva essere mangiato almeno l’80% di volte per essere classificato come preferito. La terza fase consisteva in una valutazione di una scelta forzata dei cibi preferiti. I cibi erano di fronte e presentate fino a che tutti gli elementi siano stati appaiati, sulla base del numero di volte che ogni cibo è stato scelto  dal partecipante sono state create due liste che contenevano elementi ugualmente motivanti, l’intento è quello di usare dei rinforzi durante le condizioni PECS  e SGD.gli effetti riportati. Le procedure per l’esecuzione della valutazione delle preferenze, raccolta dei dati, implementazione delle condizioni dei sistemi PECS e SGD, l’implementazione dei follow-up e le fasi di mantenimento sono state completamente descritte da Boesch (2011 e 2013).

Registrazione dei dati e criteri di padronanza: Osservatori competenti hanno usato procedure di registrazione per documentare ogni verificarsi di comportamento socio-comunicativo e ogni espressioni di linguaggio, a seconda delle definizioni operazionali (paragrafo precedente), la registrazione è ritenuta appropriata anche per la raccolta dei dati nonostante gli altri metodi soprattutto perché ogni sessione consisteva in 20 prove, le procedure d

i intervento erano altamente strutturate e le variabili dipendenti erano discrete. Per raggiungere i criteri di  padronanza e progresso dalla successiva fase di trattamento i partecipanti dovevano fare richieste indipendentemente dal rinforzo in almeno l’80% delle prove in due sessioni consecutive in entrambe le condizioni di trattamento. Il comportamento socio-comunicativo e la produzione del linguaggio sono misure secondarie, questo criterio del comportamento di fare richiesta segui i livelli descritti da Boesch e coll (2013).

Interventi:  I partecipanti hanno partecipato ad una serie di sei fasi; linea di base, fase I, fase II, fase III, follow up e mantenimento.

Linea di base: i sistemi PECS e SGD erano disponibili ai partecipanti, il trainer ha presentato il rinforzo all’interno di un recipiente, era alla vista ma lontano dalla portata del partecipante e viene seguito dalla richiesta dei partecipanti nei successivi 5 – 10 secondi.  In ogni caso se il partecipante richiedeva con successo il rinforzo il trainer forniva il rinforzo e la sua coppia con un’etichetta. I dati della linea di base sono stati raccolti per ogni partecipante per stabilire i livelli delle abilità pre-intervento.

Fase I (scambio fisico): consisteva in far imparare al partecipante a richiedere il rinforzo scambiando una scheda con un’immagine ( condizione del sistema PECS) o attivando una figura sul dispositivo (condizione SGD) mentre è seduto di fronte al trainer.

Fase II (distanza e persistenza): al partecipante viene richiesto di muoversi in varie distanze all’interno della stanza per richiedere un rinforzo al trainer. I posti dove si trovavano il libro PECS e il dispositivo SGD erano diversi così come la posizione del trainer in relazione al partecipante.

Fase III (discriminare tra le figure): consisteva in insegnare ai partecipante a richiedere un rinforzo quando questo veniva presentato con una figura, per padroneggiare la fase III, i partecipanti dovevano aver completato con successo  cinque sottofasi che includevano discriminare tra la figura del suo oggetto preferito e (a) un distrattore, (b) un oggetto non preferito, (c) un altro oggetto preferito, (d) due oggetti preferiti, (e) tre oggetti preferiti. Queste sottofasi sono state sviluppate per aumentare gradualmente la discriminazione richiesta nella fase III.

Fase III:  ha modificato quello che era l’obiettivo di discriminare una sola figura a quella di discriminare tra due figure, questa fase è stata implementata se il partecipante aveva raggiunto il livello di tre figure

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 ma che non aveva una padronanza di questo in cinque sessioni.

Follow-up:  i partecipanti hanno continuato a ricevere accesso alle strategie CAA con la quale ha avuto maggior successo nei risultati

Mantenimento: dopo 8 settimane dall’ultima sessione di follow-up queste sessioni di mantenimento si sono svolte per valutare i risultati a lungo termine del trattamento.

Gli obiettivi della CAA non sono di insegnare direttamente comportamenti socio-comunicativi né le abilità di linguaggio, il progresso attraverso ogni fase è stato determinato dalla abilità di padronanza di ogni partecipante di ogni criterio stabilito per  i comportamenti richiesti. Il numero di giorni che ogni partecipante è stato esposto all’intervento varia a seconda del criterio di padronanza, lo studio ha avuto luogo approssimativamente per 63 sessioni svolte due o quattro volte a settimana e ogni sessione durava circa 15 minuti.

Concordanza tra osservatori: Un dottorando in educazione speciale e due studenti di logopedia hanno partecipato come osservatori, tutti hanno partecipato a workshop di PECS e hanno esperienza con soggetti con ASD. Durante la sessione di training la codifica dei risultati tra i due osservatori indipendenti è stata comparata fino a che l’affidabilità avesse raggiunto come minimo l’80%. Trentatre percento di tutte le registrazioni video delle sessioni sono state selezionate a caso per essere analizzate per la concordanza tra osservatori (IOA) e sono state codificate usando penna e carta, l’IOA è stata calcolata attraverso le fasi e divise per il numero di accordi per il numero di accordi più i disaccordi moltiplicando tutto per cento . La media della concordanza per il comportamento socio-comunicativo è 80% attraverso tutte le fasi dell’intervento per Christian, l’82% per Nadia e l’87% per Zeth. Per la produzione del linguaggio la concordanza è stata del 100% in tutte le fasi per tutti i partecipanti.

Integrità della procedura:  L’integrità della procedura (PI) è stata calcolata per il 33% di tutte . La PI è stata calcolata  dividendo il totale di prestazioni corrette per il totale delle prestazioni  e moltiplicato per cento .

Analisi dei dati: L’analisi visuale è stato usato per valutare il livello, trend, variabilità, sovrapposizione, immediatezza degli effetti del trattamento nelle variabili dipendenti. In più la non sovrapposizione di tutti gli indici  (NAP) è stato usato per calcolare la sovrapposizione dei dati attraverso le condizioni per determinare la portata degli effetti del trattamento. Un punteggio tra il 93% e il 100% è stato interpretato come forte impatto, tra il 66% e 92% come un impatto medio e un punteggio inferiore al 65% è stato indicato come un effetto debole.

RISULTATI:

Comportamento socio-comunicativo:

Christian: i dati per Christian sono stati inconsistenti, con schemi non chiari tra le condizioni di trattamento nelle diverse fasi con eccezione nella fase  I per la condizione con SGD  e nelle fasi II e III  per entrambe le condizioni di trattamento. Dato che Christian non è riuscito a raggiungere la padronanza dei criteri nella fase III, questa è stata modificata e successivamente Christian ha raggiunto una media di 33 comportamenti socio-comunicativi per sessione nella condizione PECS  e 29  nella condizione SGD. Visto che Christian aveva una prestazione migliore nella condizione SGD la fase di follow-up è stata svolta con la SGD, Christian mostra una media di 26 comportamenti per sessioni durante la fase di follow-up e 37 comportamenti durante la fase di mantenimento. Sembra che il sistema SGD sia più effettivo in aumentare i comportamenti socio-comunicativi durante la fase I  e variabile nelle altre fasi. Il punteggio NAP per la condizione PECS oscillava tra il 55 e il 100% e per la condizione SGD oscillava tra il 66 e il 100%; non ci sono differenze tra le condizioni di trattamento. Tuttavia  quando si comparano con i livelli ottenuti nella linea di base, Christian ha mostrato miglioramenti in entrambe le strategie di CAA ala fine dello studio.

Nadia: Ci sono differenze molto chiare tra le strategie PECS e SGD nella fase I. Tuttavia non ci sono differenze nelle download (2)fasi successive. L’immediatezza del effetto è stato evidente durante la fase di follow-up, quando i comportamenti aumentavano un’altra volta nella condizione SGD. Per la maggior parte, la media del numero dei comportamenti per sessione aumentava durante lo studio, ad eccezione durante la fase I per la condizione SGD e durante la fase II per entrambe le condizioni di trattamento. I punteggi NAP oscillano tra il 58% e il 91%  indicando che il sistema PECS ha un effetto medio nel aumentare il comportamento socio-comunicativo. Durante la condizione SGD, i punteggi NAP oscillano dal 33% nella fase I e nella fase III suggerendo un debole effetto fino ad arrivare al 91% nella fase II suggerendo un effetto medio. Durante il follow-up il punteggio NAP è stato del 100% indicando che il sistema SGD aveva un forte effetto in aumentare i comportamenti socio-comunicativi di Nadia.

Zeth: L’immediatezza degli effetti è stato più ovvio per entrambe le strategie di CAA nella fase III che in altre fasi comparative. Come negli altri partecipanti il comportamento sociale di Zeth diminuisce nella fase III. Zeth non ha raggiunto i criteri di padronanza nella fase III, quindi, il follow-up è stata una continuazione della faseII, durante la fase del follow-up i comportamenti socio-comunicativi sono aumentati a livelli comparabili a quelli raggiunti nella fase II. Zeth ha raggiunto punteggi NAP oscillanti tra il 46% e il 96% nella condizione PECS suggerendo effetti da deboli a forti. Per la condizione SGD, i punteggi NAP oscillano tra il 39% e il 93% che suggerisce anche in questo caso effetti che tendono da deboli a forti, durante la fase del follow-up, la condizione PECS ha raggiunto il 100% dei risultati NAP.

Complessivamente, i risultati per tutti i partecipanti in tutte le fasi hanno indicato che  gli effetti del trattamento nei comportamenti socio-comunicativo variano, con un trend non molto chiaro. Nonostante un schema visibile è stato rilevato nella fase II quando i partecipanti mostrano un miglioramento nei comportamenti socio-comunicativi.  Questi risultati mostrano che i soggetti rendono di più se sono impegnati in attività che richiedono distanza e persistenza.

Linguaggio:

Christian: Il numero di espressioni di linguaggio è stato molto basso attraverso tutte le fasi in entrambe le condizioni di trattamento, Christian ha prodotto alcune espressioni di linguaggio durante la maggior parte delle fasi tranne nella fase III modificata, follow-up e mantenimento, il maggior numero di produzione di espressioni di linguaggio sono avvenute durante la fase I nella condizione PECS.

Nadia: durante lo studio non c’è stato linguaggio o espressioni, Nadia produceva rumori e ronzii durante tutte le fasi, questi rumori non sono stati considerati forme di linguaggio né approssimazioni di esso.

Zeth: produceva rumori che non sono stati considerati come tentavi di espressione, nonostante ciò, durante la fase II è stata registrata un’approssimazione di una parola.

Complessivamente la comparsa del linguaggio è stata scarsa per tutti i partecipanti, Christian ha prodotto 17 verbalizzazioni intenzionali, Zeth ha emesso un’espressione intenzionale che è stata considerata come un tentativo comunicativo e nel caso di Nadia non sono state registrate espressioni o tentativi di essa né approssimazioni. Questi risultati sono coerenti con le abilità pre-trattamento dei partecipanti.

Valutazione del linguaggio post-intervento: Per valutare i cambiamenti avvenuti nelle abilità di linguaggio dei partecipanti in base alle dichiarazioni dei caregivers, è stato chiesto a loro di compilare il questionario MacArthur-Bates CDI alla finedi questo studio. Si è voluto valutare ulteriormente le abilità comunicative dei soggetti in altre circostanze.

Per Christian non sono state raccolte ulteriori informazioni post-intervento, nel caso di Nadia c’è stato un incremento del linguaggio dalla fase di partenza dello studio, riuscendo a comprendere 20 frasi e 79 parole, nel caso di Zeth c’è stato un decremento del linguaggio con la comprensione di 7 frasi e 13 parole, come la valutazione  MacArthur-Bates CDI conta sul reporting genitoriale, non è chiaro se l’informazione del report iniziale di Zeth non sia stata una sovrastima delle vere capacità di Zeth o se i risultati non derivano da una sottostima del report post trattamento.

Potete trovare la prima parte dell’articolo qui:  https://www.portale-autismo.it/caa/efficacia-comparativa-del-sistema-comunicazione/2970.html
A breve la terza e ultima parte dell’articolo

Efficacia comparativa del sistema di comunicazione 1°parte

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Efficacia comparativa del sistema di comunicazione mediante  scambio di immagini (PECS) e i Dispositivi di Sintesi Vocale (SGD): effetti sull’abilità di  comunicazione sociale e sviluppo del linguaggio.

(Miriam C.Boesch, Oliver Wendt, Anu Subramanian, Ning Hsu)

1°parte

RIASSUNTO:
Il sistema di comunicazione mediante scambio di immagini e il dispositivo di sintesi vocale sono stati comparati con riferimenti multipli, alternando progetti di trattamento. L’efficacia di questi metodi sono stati valutati nell’incremento dei comportamenti socio-comunicativi e la produzione del linguaggio naturale di tre bambini (di età scolare) con un grave autismo, questi bambini mostrano un’abilità comunicativa molto limitata. I risultati del comportamento socio-comunicato sono stati combinati per tutti i partecipanti sotto trattamento. è stata osservata una piccola differenza tra le condizioni del PECS e SGD.  Nonostante i risultati siano stati inconcludenti, i dati delle caratteristiche suggeriscono che la fase II del protocollo di training del PECS contribuisce a incoraggiare il comportamento socio-comunicativo. I dati per i risultati del linguaggio non hanno rivelato nessun incremento tra i partecipanti e non si sono osservate differenze nelle condizioni di trattamento.

INTRODUZIONE:

I soggetti con autismo presentano significativi deficit nell’interazione sociale, come carenza di contatto visivo, nessuna risposta quando vengono chiamati per nome e difficoltà a capire segnali sociali (ad esempio: espressioni facciali, linguaggio corporale, cambi nel tono vocale), in più i soggetti affetti da autismo hanno difficoltà con il linguaggio verbale e non verbale (gesti), i dati mostrano che almeno il 25% dei soggetti con questo disturbo non sono in grado di usare il linguaggio naturale come il primo metodo per comunicare, questi deficit persistono durante la vita del soggetto, in ogni modo grazie ad una diagnosi ed un intervento precoce si possono avere dei risultati promettenti.

Secondo Mason et al., gli interventi nell’autismo sono mirati a migliorare le abilità sociali e di linguaggio misurati dal contatto visivo, numero di parole parlate, movimenti corporei appropriati, numero di interazioni, contenuto dei discorsi, nella revisione della letteratura negli interventi nelle abilità sociali per bambini con autismo Mason et al., hanno organizzato questi tipi di interventi in cinque categorie: (a) modellare e rinforzare, (b) interventi mediati con i coetanei, (c) rinforzare programmi e attività, (d) storie sociali, (e) uso di diversi programmi di intervento.

Il PECS è un programma di intervento in sei fasi progettato per insegnare ai soggetti a comunicare attraverso lo scambio di immagini e simboli. In molti studi  (come ad esempio quello svolto da Charlop- Christy, Carpenter, LeBlanc et al) si è visto come l’uso del sistema PECS abbia diminuito (e in alcuni casi eliminato) i comportamenti problematici e che possa portare ad avere benefici sui comportamenti comunicativi, aumenti le abilità nel fare le richieste così come nella comunicazione sociale, si sono visti cambiamenti nella produzione di linguaggio naturale.

È sorta la necessità di fare uno studio comparativo con altri sistemi comunicativi per valutare l’efficacia degli interventi, purtroppo ad oggi esistono solo pochi studi che comparino il sistema PECS con altri sistemi simili, [lo studio di Dyches, Davis, et col., così come quello di van der Meer (https://www.portale-autismo.it/caa/comunicazione-sociale-comunicazione-alternativa-aumentativa-1parte/2766.html )] .

L’uso del SGD è una strategia comune di CAA per rimpiazzare o aumentare la comunicazione, questi dispositivi emettono un linguaggio digitalizzato o sintetizzato e viene configurato per soddisfare i bisogni dei soggetti che non comunicano o che comunicano poco. Gli studi fatti sui sistemi SGD hanno registrato un aumento nei comportamenti per fare richieste con pochi studi svolti a valutare la produzione del discorso. Una revisione sistematica di Schlosser e Wendt ha rivelato che i sistemi SGD sono ragionevolmente effettivi in incrementare la produzione di linguaggio, ma purtroppo solo due ricerche esistenti dimostrano l’efficacia di questo sistema nel migliorare la comunicazione le e abilità di interazione sociale.

Alla luce delle lacune nella letteratura dei sistemi PECS e SGD e la mancanza di studi comparativi specifici, l’obiettivo di questo studio è quello di comparare i protocolli PECS ad un adattamento del protocollo PECS a c

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ui è stato incorporato l’uso di un sistema SGD in modo da determinare quando il comportamento socio comu

METODO:nicativo e la produzione del linguaggio naturale  aumenti quando i partecipanti imparano a richiedere tramite queste strategie. In particolare, questo studio prova a risolvere la seguente domanda: Quali sono gli effetti comparativi tra PECS e SGD in migliorare (a) comportamento socio-comunicativo e la (b) produzione del linguaggio naturale?

Partecipanti: Il campione dei partecipanti e le  procedure sono identiche ad un studio precedente che indaga l’efficacia comparativa del PECS contro lo SGD per aumentare le abilità di fare richieste. Sono stati selezionati 3 studenti che hanno ricevuto la diagnosi in autismo, tutti questi partecipanti, Christian, Nadia e Zeth (pseudonimi) hanno raggiunto un punteggio minimo nella scala dell’Autismo infantile (Childhood Autism Rating Scale, CARS), è stata svolta una valutazione del linguaggio per ogni partecipante, nessuno dei partecipanti è stato coinvolto in altri studi e non avevano ricevuto nessun intervento comunicativo prima di questo studio.

Christian (6 anni) inizialmente è un bambino che non usa il linguaggio verbale e non ha usato nessuna strategia di CAA per comunicare. Secondo i resoconti dei genitori,  parla otto parole, sa fare sette gesti con le mani (linguaggio dei segni)  e capisce solo 19 frasi e 53 parole.

Nadia: (7 anni) non comunicava verbalmente ed è stata precedentemente esposta alla comunicazione tramite simboli e immagini,  all’inizio della ricerca non stava usando nessuna strategia di CAA né a casa né a scuola, Nadia non usa il linguaggio verbale e può fare 3 gesti, capisce 15 frasi e 52 parole. Nadia è in grado capire sia l’inglese e lo spagnolo (a casa si parla spagnolo).

Zeth (10 anni) non comunica verbalmente ma frequentemente segnala MANGIARE;  BERE e PIU quando richiede cibi e bevande. Zeth usa quattro gesti, capisce 12 frasi e 27 parole ma non usa il linguaggio parlato.

STRUMENTI E MATERIALI:

Le sessioni si sono svolte due o tre volte a settimana per cinque mesi, per due dei partecipanti (Nadia e Zeth) le sessioni hanno avuto luogo nel centro del linguaggio dell’università, per Christian le sessioni iniziali hanno avuto luogo in una clinica e successivamente a casa del partecipante.

L’ambiente e il materiale era simile a quello della stanza per la terapia del linguaggio (logopedia) nella clinica. Il materiale per la condizione PECS includeva un libro di simboli per la condizione SGD si è usato il dispositivo LoganProxTalker senza le spalline o la montatura. Il SGD si attivava quando una scheda veniva presa in ogni bottone del dispositivo. Per avere consistenza tra le condizioni di trattamento sono state usate le stesse figure sia nel SGD che nel PECS, queste figure erano a colori e l’audio digitalizzato del SGD era la voce registrata del ricercatore. I rinforzi sono stati cibi e merendine preferiti dei partecipanti.

Design e definizioni operazionali: si è trattato un unico argomento, si sono progettate alcune  linee guida attraverso i diversi partecipanti ed è stato usato un progetto di trattamento incorporato alternativo. Le condizioni PECS  e SGD sono state comparate per determinare quali delle strategie di CAA era quella che aumentava il comportamento socio-comunicativo e la produzione di linguaggio naturale. Dato che i protocolli tradizionali del PECS son

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Per lo scopo di questo studio, il comportamento socio comunicativo includeva il contatto visivo, l’orientamento fisico e sorridere durante la presentazione del rinforzo (merendina) e dopo che il rinforzo sia stato dato (successivamente dopo che il partecipante abbia scambiato o attivato la scheda). Gli autori hanno eletto di codificare questi tre comportamenti insieme sotto il comportamento socio comunicativo  generale, perché essi non sono sempre evidenti in soggetti con autismo e tutti e tre comportamenti appartengono alla stessa categoria.o progettati principalmente per l’ abilità di fare richieste, i dati sono stati raccolti nelle abilità di fare richieste. Tuttavia era importante  valutare i cambiamenti nei comportamenti  socio-comunicativi così come nella produzione del linguaggio naturale, secondo la letteratura l’uso di sistemi PECS aumenta queste misure secondarie.  Perciò, il comportamento socio-comunicativo e la produzione del linguaggio naturale sono state misurate per valutare quali di queste abilità siano aumentate come il risultato dell’apprendimento a  fare richieste con il sistema PECS o con il sistema ProxTalker (SGD).

Il contatto visivo è stato definito quando il partecipante guarda al partner comunicativo per almeno un secondo durante lo scambio comunicativo (ad esempio quando si fa una richiesta). L’orientamento fisico è stato definito dal camminare del partecipante o quando egli orienta il suo corpo o cerca di avvicinarsi al partner comunicativo precedentemente alla presentazione della scheda (immagine) o all’attivazione del SGD.

Il sorriso era definito se il partecipante sorrideva o rideva durante ogni parte dello scambio comunicativo. La produzione del linguaggio è stata considerata una variabile dipendente separata dal comportamento socio-comunicativo ed è stato definito quando il partecipante trasmetteva un messaggio comunicativo con significato (ad esempio per richiedere, commentare, rifiutare o imitare), il linguaggio approssimativo è stato considerato come una produzione di linguaggio.

Potete trovare la seconda parte dell’articolo: https://www.portale-autismo.it/senza-categoria/efficacia-comparativa-del-sistema-comunicazione-2parte/2979.html

Babbo natale e autismo

Quali giocattoli regalare ad un bambino con autismo?

Il natale si avvicina e i giocattoli giocano un ruolo importante in queste feste per le famiglie con bambini, in generale i bambini sanno già cosa chiedere a Babbo Natale, vedendo la televisione o giornalini scelgono i giocattoli dei suoi sogni (o almeno quelli di quest’anno), ma, cosa si può regalare ad un bambino con sindrome di autismo?, soprattutto a quelli che hanno difficoltà a esprimere i suoi desideri e preferenze.

Con l’arrivo del Natale e/o compleanni  la scelta del regalo è difficile, a volte le famiglie scelgono i giocattoli di moda, però,  questi giocattoli non sono sempre i più adatti ai bambini con autismo,  molti di loro non sono interessati ad essi o non li trovano divertenti.  Quando facciamo un regalo ad un bambino con ASD dobbiamo adattarci ai suoi gusti, anche se essi non ci piacciano o non ci sembrano adatti alla loro età, ed è molto importante riflettere che sono loro a doversi divertire con questi giochi.

Questo articolo vi propone alcuni suggerimenti che possono essere trovati in negozi di giocattoli normali e anche online.

Alcuni prodotti interessanti si trovano spulciando anche sul famoso Amazon nella sezione Giochi educativi, dove è possibile trovare tantissime soluzioni a qualsiasi fascia di prezzo.

I giocattoli con colori appariscenti possono piacere molto, così come quelli educativi, qui potete trovare qualche esempio di giocattoli:

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Nella rete esistono molti siti specializzati in giocattoli adatti ai bambini con autismo, purtroppo molti di questi siti non sono italiani come ad esempio:  www.juguetesespeciales.es  e www.hoptoys.es  , in questo sito (italiano) si possono trovare molti giochi  e materiali per la stimolazione sensoriale dei bambini affetti da autismo o disturbi dello sviluppo e del comportamento: attrezzi per la psicomotricità, giochi sensoriali e educativi, giochi per lavorare sulle emozioni e le relazioni sociali :  http://orsoazzurro.it/19-disturbi-dello-spettro-autistico e su questo altro sito potete trovare molti giochi educativi: http://www.imaginarium.it/navidad2013/navidad-2013-1?gclid=CO7NiLOLsLsCFYFe3godU08A-g e http://www.orsodado.com/index.asp

Giocattoli di negozi non specializzati: In qualsiasi negozio di giocattoli si possono trovare giocattoli che possono piacere a bambini con autismo, ad esempio i robot riescono a stimolare molto con le voci, luci e alcuni gesti.

Per ultimo,  questa palla può aiutare a fare molte attività da esercizio fisico a intrattenimento.  [immagine] la potete trovare in molte misure su: http://www.decathlon.it/gym-ball-65-cm-domyos-id_8212658.html e altri negozi sportivi.

r9 NB: Con questo articolo non si vuole fare pubblicità alle marche menzionate.

Autismo e vaccini: da dove nasce la leggenda?

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La medicina progredisce grazie a numerosi studi ripetuti, conferme ed esperimenti riprodotti da vari ricercatori che devono convergere e convincere la comunità scientifica: è il metodo scientifico.

Da un’ipotesi si passa a un dato oggettivamente plausibile attraverso un’analisi di dati che deve dare riscontri significativi.

C’è chi invece, per interessi personali, malafede, incompetenza o avidità non ha alcun vantaggio a seguire le regole scientifiche e si muove nel sottobosco della pseudo-scienza creando volontariamente conclusioni del tutto inattendibili con un unico scopo: guadagnare denaro.

“Tre uomini fanno una tigre” è un detto cinese che simboleggia come una premessa infondata, ripetuta di continuo, è trasformata in realtà ed il caso  della correlazione “vaccini-autismo” ne è proprio un esempio lampante essendo tra le leggende mediche più diffuse: le vaccinazioni causerebbero l’autismo.

Ma vediamo da dove nasce questa convinzione.

Questa bufala nasce da una truffa sfrontata che ha causato delle vittime ed è talmente spacciata per vera che qualcuno finisce per crederci, anche i giornalisti, che così diffondono notizie allarmanti e infondate tradendo il loro dovere di ricerca di fonti autorevoli.

L’autismo è un disturbo dello sviluppo che insorge solitamente nell’infanzia e che coinvolge non solo le abilità sociali, ma “sacrifica” e condiziona intere famiglie, soprattutto per la mancanza di strutture di assistenza preparate e diffuse nel territorio.

Nell’autismo non esiste una causa certa o singola definita, ma molti studi indirizzano verso una componente genetica. Negli ultimi anni inoltre, lo sviluppo delle tecniche diagnostiche e l’aumentata attenzione sul problema hanno incrementato il numero di diagnosi, tanto che i casi di autismo sembrano aumentati vertiginosamente. Tuttavia, in realtà la sua incidenza è identica nelle varie fasce d’età (circa l’1%), dimostrando come non siano aumentati i casi ma il numero di diagnosi (non aumenta l’incidenza negli anni ma il numero di casi diagnosticati).

Chi non conosce l’origine della vicenda potrà trovarla incredibile e sorprendente.

Questa storia inizia nel 1998.

Andrew Wakefield, un ex medico inglese, pubblicò su Lancet uno studio secondo il quale in alcuni bambini vi era un’associazione tra problemi intestinali, disturbi dello sviluppo e fattori ambientali.

Lo studio destò da subito un certo scetticismo (campione molto ridotto, test discutibili, conclusioni forzate), ma il suo autore cominciò una serie di conferenze annunciando la scoperta di una correlazione tra vaccino trivalente MPR (anti morbillo, parotite, rosolia) e autismo, consigliando, al posto di questo, una vaccinazione singola per ogni malattia, formulazione che non esisteva in commercio.

La scarsa prudenza di Wakefield ebbe alcune conseguenze.

La prima fu il crollo delle vaccinazioni in Inghilterra: il risultato fu un’epidemia di morbillo che causò oltre mille casi e due decessi.

La seconda fu la scoperta che l’ex medico aveva già brevettato (UK patent application number 9711663.6) un sistema di vaccinazioni singole (e guarda caso una cura per i problemi intestinali dei soggetti autistici): esattamente ciò che consigliava nelle sue conferenze.

Il conflitto d’interessi era più che un sospetto fino alla scoperta di un finanziamento (oltre 500.000 sterline) a Wakefield da parte di un avvocato che sosteneva cause di risarcimento contro lo stato per bambini autistici con presunti danni da vaccino.

Al legale mancava un appiglio scientifico (visto che fino ad allora nessuno studio aveva sospettato questa correlazione) e Wakefield lo fornì, barando.

La scoperta ebbe sviluppi imprevisti.

Molti dei coautori dello studio chiesero la rimozione del loro nome dalla ricerca e si scoprirono gravi irregolarità sia etiche (bambini pagati poche sterline per prelevarne il sangue, esami molto invasivi effettuati senza necessità) che scientifiche (dati falsificati, manipolati, scorretti).

Altri studiosi di tutto il mondo provarono a replicare lo studio ma nessuno ci riuscì.

Un giornalista scoprì che il medico aveva consapevolmente falsificato la maggioranza dei dati (quasi tutti i bambini non avevano anomalie intestinali, in molti di essi i sintomi autistici erano iniziati prima della vaccinazione…) e Wakefield tentò di recuperare con uno studio che smentiva le sue stesse conclusioni, ma era troppo tardi. Il declino era appena iniziato quando ammise praticamente tutto. Lo studio fu ritrattato da Lancet, il medico radiato dall’ordine britannico e relegato a comparsa in programmi di ufologia e paranormale.

Tutto qui, la leggenda che i vaccini siano correlati all’autismo è fondata su una patetica frode oggi simbolo di malafede scientifica (come dichiarato anche dal BMJ: “La chiara evidenza della falsificazione dei dati ora dovrebbe chiudere la porta a questa dannosa paura dei vaccini”). Ma per alcuni antivaccinisti Wakefield resta incredibilmente un guru.

La scienza però non si ferma e nonostante tutto studia il presunto nesso (è uno degli argomenti più studiati degli ultimi anni) confermandolo come inesistente.

Nonostante questa brutta storia, in tutto il mondo esistono diverse persone che continuano a diffondere ad arte e plagiando numerosi genitori questi allarmi ingiustificati: per loro, nonostante tutto, la leggenda è realtà con conseguente offerta di cure inventate, team di avvocati per richieste di risarcimento ed associazioni di sostegno, kit completo, tutto in vendita sulla pelle dei bambini.

La stanchezza e lo scoraggiamento di molte famiglie sono il primo motivo che le fa cadere in queste trappole e senza nessuno scrupolo si continua a spargere terrore e disinformazione sfruttando l’effetto complottismo, spesso in nome del denaro. Vile ma capace di tutto.

Blue, il comunicatore dinamico su tablet per la caa

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Cos’è il comunicatore dinamico

Il comunicatore dinamico, anche chiamato comunicatore simbolico, è uno strumento a bassa o alta tecnologia che viene utilizzato per supportare le persone nella comunicazione.

Solitamente, i comunicatori dinamici sfruttano il principio della Comunicazione Aumentativa Alternativa CAA

In Italia, il comunicatore simbolico più utilizzato è Blue, un tablet per autismo e un vero e proprio comunicatore simbolico mirato a supportare il linguaggio e la comunicazione, come l’autismo e l’afasia, nato con la partnerniship di Samsung. La caratteristica che distingue questo comunicatore dinamico da tutti gli altri è il fatto che le tabelle CAA possono essere create ed inviate al comunicatore da remoto e al tempo stesso è possibile monitorare il suo utilizzo.

Il comunicatore tablet marchiato Samsung e sviluppato da Needius è dotato di un’app pensata e progettata con una nuova concezione che traspone in digitale gli ausili analogici attualmente utilizzati per la Comunicazione Aumentativa Alternativa.

Come funziona il comunicatore dinamico Blue

L’applicativo è completamente personalizzabile per il singolo utente che potrà utilizzare gli stessi simboli e la stessa organizzazione spaziale già appresa con l’ausilio cartaceo.

E’ inoltre dotato di un database audio di parole in diverse lingue, registrate appositamente da persone reali e differenziate in base a sesso e a fascia d’età- Una caratteristica molto importate anche per terapie mirate non solo alla comunicazione e quindi all’interazione sociale, ma anche al riconoscimento ed espressione delle emozioni.

Schermata 2013-12-08 alle 21.46.23Queste funzionalità vengono rese disponibili agli utenti in maniera ottimale attraverso Samsung Galaxy Tab, appositamente modificato a livello software per rendere il tablet unicamente utilizzabile nella modalità comunicatore.

Il comunicatore Blue è gestibile da remoto dalla famiglia e i terapeuti

Il sistema Blu(e) è interfacciato ad una piattaforma online che permette alla famiglia, al care giver e al terapeuta di creare configurazioni personalizzate per il singolo utente e di monitorizzare le performance.

L’applicazione infatti registra ed invia all’area riservata web associata a ciascun utilizzatore, dati statistici che vengono elaborati e presentati sotto forma di grafici, mostrando una serie di parametri utili per effettuare screening della comunicazione ai fini di ottimizzare, migliorare e impostare interventi e training individualizzati.

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Blue, il tablet per autismo più utilizzato in Italia

Blu(e) è attualmente in utilizzo in moltissimi centri per autismo in tutta Italia ed è acquistabile con prescrizione medico specialistica come comunicatore dinamico.

Per maggiori informazioni visita il sito www.tabletautismo.it

 

Simboli CAA sono utili anche agli altri piccoli lettori

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Sono nati per bambini e ragazzi con difficoltà di comunicazione, perché portatori di disabilità o con disturbi del linguaggio o dell’attenzione. Ma col passare del tempo è diventato chiaro che i libri in simboli potevano essere utili anche per quelli che, provenienti da altri Paesi o figli di migranti, non hanno familiarità con l’italiano, e alla fine anche per tutti gli altri. Gli In-book sono libri illustrati con testo integralmente scritto in simboli, pensati per essere ascoltati mentre un “compagno di strada” legge ad alta voce o per essere letti in autonomia.

LA STORIA – La storia dei libri in simboli è un tipico esempio di come un’iniziativa nata per aiutare persone con bisogni speciali possa rivelarsi utile per tutti gli altri. «Circa 15 anni fa abbiamo cominciato a tradurre di volta in volta, con un apposito software, singoli testi per bambini con particolari difficoltà – racconta Antonella Costantino, responsabile del Servizio di neuropsichiatria infantile del Policlinico di Milano -. Qualcuno poi ha cominciato a portarli a scuola, dove hanno finito per integrarsi nelle biblioteche di classe». E così uno strumento nato per favorire la lettura in pazienti con diversi tipi di disturbi, attraverso simboli che facilitassero la lettura della parola scritta, è arrivato tra le mani di bambini perfettamente normali, che hanno cominciato a utilizzarli e apprezzarli.

IMPARARE A LEGGERE – «Anche il bambino che non sa ancora leggere, con l’aiuto dei simboli riesce a seguire la storia, e spesso i più grandicelli la raccontano ai compagni più piccini» prosegue la neuropsichiatra milanese. Negli anni della scuola dell’infanzia infatti i piccoli sono impegnati nella traversata che li porta dal semplice “guardare le figure” alla vera e propria lettura: un passaggio difficile, favorito dall’ascolto delle storie lette ad alta voce. Ma quella che una volta era una consuetudine all’asilo, poi ribattezzato scuola materna, è diventata un’attività sempre più difficile nelle classi affollate delle scuole dell’infanzia di oggi. E con i tempi serrati della quotidianità anche i genitori spesso stentano a rispettare la tradizione della fiaba della buonanotte. «Ascoltando i libri letti ad alta voce i piccoli familiarizzano con il linguaggio formale della scrittura, molto più ricco e complesso di quello che viene utilizzato comunemente nella vita di tutti i giorni, soprattutto quando si parla con i bambini – prosegue Costantino -. Già a tre anni il vocabolario di un bambino che vive in una famiglia con un livello culturale superiore può avere un vocabolario tre volte più ampio di chi è nato in una casa senza libri». I libri in simboli sono molto utili anche per le famiglie di migranti: «I genitori stranieri possono trovarsi in difficoltà a leggere in italiano – prosegue l’esperta -, ma lo fanno volentieri quando sono aiutati da questa forma di “comunicazione aumentativa”».

I DIRITTI – Nel momento in cui, da prodotto di nicchia riservato ai disabili, gli In-book si sono diffusi tra i bambini normali, sono però sorte questioni legate al copyright: «Gli editori per ragazzi stentano ad accettare di pubblicare le traduzioni in simboli, anche se siamo disposti a fornirle loro gratuitamente – prosegue la neuropsichiatra -, mentre le royalties sull’uso dei simboli sono comprese nel prezzo del software che abbiamo acquistato per ottenere le versioni figurate, per cui non dovrebbero esserci problemi». L’operazione, che è stata recentemente presentata in una mostra accompagnata da appositi laboratori nei locali del Policlinico di Milano, rischia quindi di restare limitata. «Vorremmo invece condividere ciò che sperimentiamo come un potente strumento di inclusione – conclude Costantino -, per aiutare tutti i bambini a esprimere pienamente le proprie potenzialità».

Applicazioni e attività per migliorare le abilità sociali in bambini con autismo – 2° parte

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 Tablet, Applicazioni e attività per migliorare le abilità sociali di bambini con disturbo dello spettro autistico

(Juan Pablo Hourcade, Natasha E. Bullock – Rest e Thomas E. Hansen)

2° parte

I CASI DI STUDIO:

In seguito vengono spiegate le esperienze di tre bambini mentre svolgono le attività con le diverse applicazioni.

 Beth:  è una ragazza di 13 anni che è stata diagnosticata con Sindrome di Asperger, quando non partecipa alle diverse attività è sempre tranquilla e tende a essere triste o sconvolta, si lamentava continuamente di dolori alla testa o di come stava andando la giornata, è stata molto esitante a partecipare alle attività, ma verso la fine  è stata felice di partecipare.  Ha trovato i racconti collaborativi molto divertenti ed è riuscita a godere degli aspetti sociali.  Ha notevoli capacità artistiche soprattutto nel modo di esprimere se stessa. Quando ha iniziato a raccontare le storie insieme ad altri bambini si è divertita e continuamente rimaneva sorpresa del giro che essa prendeva. Una dato curioso di questo caso è che dopo che Beth ha iniziato ad apprezzare e richiedere questa attività ha smesso di lamentarsi dei mal di testa e/o delle sue giornate e ha cominciato a sorridere di più ed essere più allegra e di miglior umore dopo aver assistito a questa attività.

Jane: è una ragazza di 14 anni che è stata diagnosticata con Sindrome di Asperger, ha partecipato alle attività senza perdere l’entusiasmo, non sarebbe insolito per lei di partecipare per meno di un minuto, e poi dire che è stato fatto, alla fine delle sessioni, però, è diventata più comoda con le attività e ha trovato modi per godere le interazioni sociali con gli altri bambini per almeno un minuto, quando gioca con altri bambini tende a dominare le attività collaborative e perdere l’interesse rapidamente. Sembra molto ansiosa e non vuole aspettare molto prima di passare all’applicazione successiva.  Le sue abilità con le applicazione sono migliore così come le sue abilità di comunicazione ed interazione con gli altri, è arrivata a chiedere suggerimenti, dei feedback e ad addirittura  incoraggiare il partner.

Robert: è un ragazzo di 9 anni diagnosticato con disturbo dello spettro autistico a basso funzionamento, per comunicare usa le schede comunicative e a volte dice singole parole. Lavorare con lui non è stato sempre facile, e non è stato in grado di svolgere correttamente le attività richieste tutte le volte, era molto rigido.

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FEEDBACK DEI BAMBINI

È stato chiesto a tutti i bambini di fornire un feedback sull’uso delle applicazioni per autismo e hanno enfatizzato il godimento degli aspetti sociali di tutte le applicazioni, per esempio per “Untangle”, essi hanno detto che è stato piacevole lavorare insieme, per l’applicazione del disegno essi hano gradito l’attività del racconto di gruppo, perché ogni volta che qualcuno aggiungeva una componente alla storia la rendeva più interessante. Inoltre hanno suggerito delle caratteristiche per espandere la funzionalità di ogni applicazione.

OSSERVAZIONI:

La tecnologia può aiutarci a imparare di più sui bambini con ASD, come i loro cervelli funzionano e quando si relazionano col mondo:   avendo visto come i bambini con ASD e i bambini con sviluppo normale usano questi metodi tecnologici si è potuto fare una comparazione che ha aiutato ai ricercatori di capire e imparare di più come i bambini con ASD processano l’informazione e come essi vedono il mondo. I bambini con ASD prestano maggiore attenzione nei dettagli piuttosto che nell’intero, un altro aspetto è quello che i bambini con ASD creano sistematicamente figure geometriche più spesso che i bambini con sviluppo normale. I bambini che non usano la comunicazione verbale possono esprimere le loro emozioni  e possono avvantaggiarsi dalla tecnologia per esprimerle e condividerle. Alcune delle attività possono aiutare a capire e imparare di più sulla percezione degli altri da parte dei bambini con ASD.

La tecnologia può  incoraggiare e migliorare la qualità delle interazioni sociali: In studi precedenti (ad esempio Tartaro E Cassell; “Il discorso nei bambini con autismo”) si sono riscontrate testimonianze che i bambini con ASD hanno un comunicazione di maggior qualità con un agente conversazionale che con un altro bambino, i ricercatori hanno alcune indicazioni che lo stesso succeda quando i bambini interagiscono con altri bambini mentre usano tecnologia che interessi ad entrambi e che entrambi trovano divertente, nonostante la variabilità degli interessi dei bambini, l’interesse per i images (1)computer sembrano essere consistenti in entrambi i campioni. Sebbene l’interazione sociale all’inizio è spaventosa, sfidante e indesiderabile  quando questa (interazione sociale) viene accoppiata con la tecnologia volta a migliorare le abilità sociali, il processo può essere visto come un premio per i bambini.  Con la tecnologia i partecipanti si concentrano, forniscono una narrativa più strutturata, l’ansietà di iniziare interazioni sociali può essere ridotta

Creare un ambiente sicuro che i bambini possono esplorare:   è molto importante che i bambini si sentano al proprio agio con una tecnologia prima che sia chiesto loro di fare compiti sfidanti, per esempio un bambino si è rifiutato di giocare Untangle perché il suo desiderio di perfezione e la riluttanza di esplorare e possibilmente fallire in fronte ad altri  era troppo alta quindi è necessario dare  un ambiente sicuro dove i bambini non si possano sentire giudicati  fino a che non abbiano raggiunto un livello di comfort necessario per permettergli di interagire con altri e con i successivi compiti.

METODI DI PROGETTAZIONE:

Progettare attività usando tecnologia: I ricercatori hanno osservato che le attività che hanno richiesto di svolgere ai bambini hanno avuto un significante effetto sui risultati sociali, si vuole che questi bambini siano in grado di svolgere queste attività senza supervisione, è cruciale fornire attività specifiche e con supporto sociale, queste tecnologie devono permettere ai bambini di esprimere se stessi senza limiti e che permetta di interagire con altri. Per questo motivo quando vengono progettate e valutate tecnologie per bambini con ASD questi devono essere coinvolti nella realizzazione per avere i risultati voluti.

VALUTAZIONE:

È  importante sapere come si comportano i bambini in contesti senza tecnologia: per valutare come la tecnologia migliori alcune abilità, è importante aver osservato prima i bambini in contesti senza di essa, quello che può sembrare poco impegnativo in una tecnologia o in un’attività correlata può effettivamente essere un grande miglioramento rispetto a quanto accade in altri contesti.

L’importanza di avere un confronto con bambini con sviluppo tipico: per aver un miglior confronto tra quello che potrebbe essere un comportamento tipico dei bambini con ASD mentre usano un’applicazione o un tipo specifico di compito è necessario sapere come i bambini con sviluppo tipico si comportano svolgendo la stessa attività, ad esempio quando i bambini con ASD hanno usato l’applicazione per comporre musica, essi non provavano immediatamente a comporre un brano, selezionavano dei tasti (mattoncini) a caso, è stato pensato all’inizio che questo poteva essere un comportamento tipico dei bambini con ASD ma, successivamente si è osservato lo stesso fenomeno in bambini con sviluppo tipico di bambini della stessa età.

CONCLUSIONI:

I risultati di questa ricerca sono incoraggianti, e mostrano le prove che le attività svolte con queste applicazione possono migliorare il comportamento sociale, permettere ai bambini con ASD di stabilire e godere delle attività sociali, sviluppare abilità sociali appropriate e esprimere se stessi.

 

 Per maggiore informazione potete visitare:http://homepage.cs.uiowa.edu

La prima parte dell’articolo la potete trovare qui: https://www.portale-autismo.it/caa/applicazioni-attivita-migliorare-le-abilita-sociali-bambini-asd-1-parte/2869.html

Autismo e nuove possibilità di comunicazione

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Autismo: nuove possibilità di comunicazione grazie al tablet

Il tablet (in questo caso, si è usato un tablet iPad) può rivelarsi uno strumento valido nel risolvere le difficoltà di comunicazione caratteristiche dei bambini affetti da disturbo dello spettro autistico. È questo l’esito di un recente studio guidato dalla dottoressa Ann Kaiser, docente di Educazione e Sviluppo Umano alla Vanderbilt University nel Tennessee.

Durante lo studio, alcuni dei partecipanti ( bambini tra i 5 e gli 8 anni) hanno imparato nuovi termini, mentre altri sono riusciti a formulare brevi frasi attraverso un periodo di training, proprio facendo ricorso ad un tablet, un risultato molto soddisfacente per molti di loro.

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Questi soggetti  con problemi di comunicazione ricorrono all’aiuto di forme alternative di espressione, che si avvalgono dell’uso di simboli, gesti, fino alla sintesi vocale (come dispositivi di output vocale) o altri strumenti della comunicazione alternativa aumentativa.

L’aspetto innovativo del tablet consiste nel suo essere dotato di applicazioni che imitano questi strumenti di ausilio nell’espressione, offrendo dunque ai bambini con ASD, che hanno una ridotta capacità di verbalizzazione, una strada più accessibile e meno costosa per imparare a comunicare.

Il tablet è un mezzo utile per agevolare la comunicazione nei bambini autistici, esso ad esempio ogni volta che il tablet pronuncia una parola, questa suona sempre allo stesso modo, e ciò è importante per i bambini affetti da autismo, che generalmente hanno bisogno che le cose siano il più costanti possibile.

I risultati positivi di questo studio hanno portato a  svolgere altri studi, questa seconda ricerca si è svolta facendo ricorso all’uso di un tablet in due differenti interventi di comunicazione: l’insegnamento diretto e quello naturalistico. Nell’approccio basato sull’insegnamento diretto, ai bambini vengono forniti i prerequisiti necessari per la comunicazione (come l’abbinare oggetti, o l’imitazione motoria o verbale) e le nozioni base di comunicazione (come il richiedere oggetti). Ad esempio, un adulto può presentare da cinque a dieci possibilità per il bambino di utilizzare il tablet per richiedere gli oggetti che preferisce (studio di van der Meer: https://www.portale-autismo.it/caa/comunicazione-sociale-comunicazione-alternativa-aumentativa-1parte/2766.html)  Durante queste prove il bambino deve servirsi del dispositivo per fare richieste e può ricevere un aiuto se fisicamente non è in grado di utilizzarlo autonomamente.

Nell’approccio basato sull’insegnamento naturalistico l’adulto guida all’uso del tablet durante il gioco o la conversazione. Inoltre, insegna l’uso dei gesti per comunicare, il gioco con gli oggetti e l’attenzione ai compagni durante le attività ricreative. In tutti e due gli approcci i bambini toccano i simboli sullo schermo, ascoltano il dispositivo, ripetono le parole, ed alcune volte le pronunciano loro stessi. Sono incoraggiati ad utilizzare sia il tablet che l’espressione verbale per comunicare, ed il terapeuta usa entrambe le modalità servendosi di apposite sessioni strutturate.

Questi studi hanno segnato una decisa svolta nell’evoluzione delle capacità espressive dei bambini affetti da autismo: precedentemente, infatti, i ricercatori pensavano che se questi bambini non avevano iniziato a parlare tra i 5 ed i 6 anni, sarebbe stato improbabile che avessero acquisito la conoscenza del linguaggio parlato. Ma le nuove ricerche dimostrano che questa teoria può essere modificata (potete leggere il riassunto dell’articolo qui: https://www.portale-autismo.it/caa/dispositivi-output-vocale-autismo/2810.html )

Va inoltre considerato un altro fattore molto significativo: l’uso di tablet fa sì che i bambini autistici siano meno stigmatizzati ed identificati con il loro problema, consentendo loro di comunicare con compagni di scuola, insegnanti ed amici (studio sull’efficacia delle applicazione per migliorare le abilità sociali https://www.portale-autismo.it/caa/applicazioni-attivita-migliorare-le-abilita-sociali-bambini-asd-1-parte/2869.html e lo studio che dimostra l’efficacia di applicazioni PECS: https://www.portale-autismo.it/caa/efficacia-applicazioni-pecs/2821.html).

Le ricerche future sulla comunicazione dei bambini con disturbo dello spettro autistico devono puntare verso questa direzione e creare nuove applicazioni e opportunità per facilitare lo sviluppo e/o il miglioramento di abilità comunicative e sociali che possono migliorare la qualità di vita di molte persone.

Applicazioni e attività per migliorare le abilità sociali in bambini con autismo – 1° parte

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 Tablet, Applicazioni e attività per migliorare le abilità sociali di bambini con disturbo dello spettro autistico

(Juan Pablo Hourcade, Natasha E. Bullock – Rest e Thomas E. Hansen)

RIASSUNTO:

Nonostante i grandi miglioramenti  nella diagnosi e negli interventi precoci, la maggior parte dei bambini diagnosticati con disturbo dello spettro autistico (ASD)  hanno meno probabilità di vivere indipendentemente  quando raggiungono l’età adulta. Questi ricercatori hanno condotto una ricerca  basandosi sulle nuove tecnologie con l’obiettivo di promuovere abilità sociali.  In questo studio hanno partecipato 26 bambini diagnosticati con ASD, insegnanti e i loro stakeholders, sono state sviluppate un set di attività che possono aumentare comportamenti pro-sociali tali come la collaborazione, coordinazione, aumentare il gradimento per attività sociali e fornisce ai bambini nuove forme di espressione.

INTRODUZIONE

Il numero di bambini con ASD continua a crescere, nonostante i grandi passi per una diagnosi e un intervento precoce gli esiti restano ancora poveri. Per rispondere ai bisogni delle persone con ASD si è iniziato a studiare nuovi metodi di intervento,  sviluppando attività supportate da computer per aumentare le abilità sociali dei bambini con ASD con una maggior enfasi nella collaborazione, coordinazione, creatività, compromettendosi con gli interessi degli altri e capire emozioni. I ricercatori hanno usato come piattaforma dei tablet per autismo multitouch per supportare le attività faccia a faccia e per aver sviluppato una “cassetta” di applicazioni semplici, libere di errore e senza limiti. In questo articolo, vengono presentate le attività e applicazioni che questo gruppo di ricercatori hanno sviluppato, e come i bambini hanno partecipato in queste attività, concentrandosi nell’esperienza di tre bambini.

LETTERATURA

Gli ultimi dati mostrano che un bambino su 80 ha un disturbo dello spettro autistico, le caratteristiche di questo disturbo sono gravi deficit nell’interazione sociale, comunicazione verbale e non verbale, abilità immaginativa insieme a comportamenti e attività ristrette e ripetitive. I tipi di interventi con il maggiore supporto empirico per bambini con ASD usano un’analisi del comportamento applicato che coinvolge l’uso di istruzioni chiare, ripetizione, pratica e rinforzo (che sono alla base dell’approccio comportamentalista).

 L’uso più frequente di questa metodologia ci fa pensare che essa stia dietro al miglioramento nei risultati positivi negli adulti con ASD che sono stati diagnosticati in età prescolare, anche se purtroppo i livelli di dipendenza restano ancora alti.  Eaves e Ho hanno classificato la metà degli adulti  con poca indipendenza   nonostante essi siano stati diagnosticati nella scuola materna e abbiano ricevuto un intervento precoce, e altri stimano che la percentuale di adulti che vivono indipendentemente sono tra il 4 e il 12 percento. Questi risultati suggeriscono che c’è un set di interventi solidi che hanno un effetto positivo in molti bambini con ASD, ma più che altro questi tipi di interventi devono essere fatti per aumentare il numero di bambini con ASD che possono vivere indipendentemente nell’età adulta.

INTERVENTI BASATI SUL COMPUTER

Negli ultimi dieci anni si sono visti un gran numero di interventi basati sul computer, le applicazioni sono progettate per schermi multitouch che incoraggiano le interazioni sociali e aiutano ai bambini a praticare le abilità sociali.

Per esempio, Piper et al., hanno progettato un’applicazione per bambini con ASD sottoforma di gioco cooperativo per 4 persone, gli autori hanno trovato che il gioco forniva agli studenti una forte esperienza di impegno nel gruppo di lavoro, che sarebbe qualcosa che molte volte può risultare una vera sfida. Hendrix e col., hanno studiato la progettazione di un’applicazione concreta per un tablet che coinvolge ai bambini timidi o socialmente isolati in giochi che danno loro dei ruoli che incoraggiano altri bambini a impegnarsi in maniera positiva con risultati promettenti.ipad-speech-app-300x219

I tablet multitouch hanno il potenziale di fornire vantaggi simili che il piano di lavoro tradizionale in termini di incoraggiare il comportamento pro-sociali attraverso la condivisione di una superficie interattiva, mentre fornisce vantaggi in termini di costi, disponibilità, flessibilità di uso e mobilità. Loro possono permettere comportamenti sociali addizionali come passare il dispositivo ad un’altra persona.  Le tecnologie concrete sono usate per incoraggiare le interazioni sociali, alcune tecnologie mobile sono state progettate per supportare e incoraggiare la comunicazione con gli altri. Ci sono tecnologie che si riferiscono all’ ambiente quotidiano dei bambini e che li sostengono nelle diverse attività nonostante non si ottenga in alcun modo l’impegno con altri.

OBIETTIVI DELLA RICERCA:

L’obiettivo della ricerca è quello di esplorare il potenziale dei tablet di coinvolgere i bambini con ASD in attività sociali e di permettere loro di migliorare la collaborazione, essere creativi, esprimere se stessi, capire emozioni, compromettersi con gli interessi.

ORGANIZZAZIONE DELLA RICERCA

Partecipanti:  16 bambini della scuola elementare e 10 ragazzi delle scuole medie, i partecipanti  hanno vari range del disturbo dello spettro autistico, da bambini che comunicano maggiormente con schede di immagini a bambini con autismo di alto funzionamento. I ricercatori sono stati assistiti da un membro dell’unità scolastica, questa persona ha suggerito idee per attività e le ha rifinite, i ricercatori sono stati presenti in ogni sessione e hanno frequentato meetings di un gruppo di supporto locale di genitori con bambini con ASD, trovandosi con loro per almeno tre volte durante le attività di ricerca, in questi meetings sono stati ricevuti feedback. Inoltre i ricercatori si sono trovati col gruppo locale dell’Iowa (dove è stata svolta questa ricerca) di adulti con Sindrome di Asperger.

Materiali: Sono stati usati dei tablet per la ricerca con bambini con ASD che mostrano interesse per la tecnologia e possiedono già un computer e lo combinano  con la dimensione sociale che può essere raggiunta attraverso l’uso di una superficie multitouch. Gli schermi touchscreen sono più semplici da usare per alcuni bambini con autismo perché essi non forzano ai bambini di associare un movimento col muovere il cursore nello schermo.  Durante questo studio si è usato un tablet Dell XT2 di 12, 1 pollici che può rilevare fino a 4 tocchi in punti diversi dello schermo, inoltre può essere usata una stilò (che non può essere usata allo stesso tempo del tocco). Per progettare il software è stato usato il programma PyMT,  che è un set di attrezzi per sviluppare applicazioni multitouch.

 

ATTIVITA’ DI RICERCA

L’obiettivo era di progettare un’applicazione che fosse semplice, prevedibile, favorito il mezzo di comunicazione visiva e ha approfittato dei punti di forza dei bambini. In più questa applicazione è stata pensata per essere libera di errori, evitare la frustrazione (senza messaggi di errore, non risposte sbagliate, una mappatura chiara delle azioni e i sistemi), senza limiti, per aumentare la flessibilità di permettere una varietà di attività. Le attività di ricerca sono state condotte con l’obiettivo di migliorare iterativamente l’applicazione e sviluppare le attività in relazione mentre si conduce una valutazione formativa del suo impatto. Sono state registrate tutte le sessioni in modo da documentare l’evoluzione dell’applicazione e delle attività e soprattutto l’impatto dell’applicazione nel comportamento dei bambini.

Sessioni di bambini con basso-funzionamento: Le sessioni si sono svolte in due ambientazioni, la prima era un aula dove i ricercatori hanno lavorato con uno o due bambini alla volta mentre gli altri bambini svolgevano altre attività fuori dall’aula, i ricercatori hanno lavorato con 11 bambini maschi, dai 5 ai 9 anni. In queste sessioni è stata porta l’applicazione e presentata un’attività a questi bambini ed è stato mostrato loro come interagire con essa e poi loro hanno provato a usarla, osservando questi bambini si sono ottenute informazioni per migliorare le applicazioni e le attività da svolgere con loro. Quando i bambini si sforzavano troppo con le attività essi mostravano disinteresse (alzandosi, camminando per la stanza) e richiedendo altre attività. Quando loro gradivano le attività, essi dovevano farlo sapere usando parole come “mi piace questo”, sorridendo, ridendo o mostrando concentrazione ed interesse nell’attività.  Sebbene molti di questi bambini tendono a parlare molto poco, altri si offrirono per fare raccomandazioni per migliorare le applicazioni. Altre volte se i ricercatori avevano bisogno di avere dei feedback in specifiche caratteristiche si aveva chiesto hai partecipanti domande si/no, le risposte erano già scritte su fogli di carta e i partecipanti sceglievano la risposta che volevano dare.

Sessioni con bambini con  alto funzionamento: Queste sessioni sono avvenute durante l’ora di pranzo, questi bambini invitavano tre  o cinque compagni di classe con sviluppo normale per pranzare insieme in un’aula vuota. Questi pranzi a sacco forniscono ai bambini con ASD una possibilità di socializzare con altri bambini in un ambiente con meno distrazioni che in una mensa normale. Queste sessioni si sono svolte con bambini e bambine  di due fasce di età tra i 7 e  8 anni e tra i 10  e i 11 anni.  In queste sessioni i ricercatori hanno introdotto un’attività alla quale hanno partecipato i bambini. I bambini con ASD in questi gruppi hanno fornito dei  feedback così come lo hanno fatto i suoi compagni di gruppo.

Sessioni con bambini del dopo-scuola:  Queste sessioni si sono svolte con ragazzi dai 12 ai 14 anni, in questo gruppo c’erano 2 ragazze e 8 ragazzi. Si sono osservate le interazioni sociali svolte durante il training e successivamente hanno lavorato in gruppi di tre a quattro bambini alla volta mettendo in pratica le nuove abilità imparate.  Questi ragazzi sono stati diagnosticati con Sindrome di Asperger e tutti quanti erano in grado di comunicare con altre persone senza difficoltà. Questi ragazzi hanno fatto suggerito specifici cambiamenti da fare alle attività o alle applicazioni.

DESCRIZIONE DELLE APPLICAZIONI E LE RELATIVE ATTIVITA’

Disegno:  L’applicazione è stata fornita da un’applicazione per il disegno che ha permesso ai bambini di disegnare con la stilò, e ingrandire,  rimpicciolire, ruotare il disegno con le dita. È stata usata un’applicazione mani libere e zoomabile per due tipi diversi di attività. La prima permette ai bambini di esprimere se stessi che precedentemente non era possibile. Questo tipo di attività permette ai bambini di creare qualcosa che possono condividere con altri e questo permette di esprimere come si sentono.

storytelling

Usando lo stesso tipo di software si sono svolte attività di storytelling (racconti) con l’obiettivo di avere i bambini impegnati socialmente con un altro bambino  (uno dei bambini con ASD e l’altro con sviluppo normale). Per questa attività, i bambini si siedono attorno ad un tavolo (gruppi da due a sei bambini) successivamente veniva chiesto ai bambini di raccontare la storia disegnando qualcosa sul touchscreen, il bambino poi passa il tablet al bambino seduto accanto che continua la storia disegnando accanto o attorno al disegno precedente.  Questa attività conduce ad un’interazione sociale di alta qualità tra i bambini, tutti i bambini mostrano interesse sullo svolgimento del racconto chiedendo ai compagni cosa stanno disegnando o chiedendoli  cosa succederà successivamente; in questo modo i bambini si compromettono con gli interessi delle altre persone.

Comporre musica: Si è sviluppata un’applicazione che permette di comporre musica, questa applicazione trasforma lo schermo in un’arpa, i bambini sono in grado di selezionare i mattoni e metterli in righe e colonne  che rappresentano le singole note. Ogni colonna di note permette ai bambini di selezionare dalle note basse a quelle alte.  composizionemusicaleLe colonne sono suonate in sequenza e una volta suonate cambiano di colore e diventano verdi, i bambini possono aggiustare il tempo. L’applicazione fornisce ai bambini un’opportunità di creare qualcosa che possono condividere con altri, così come un’attività che li permette di divertirsi con qualcosa che non coinvolge uno degli interessi specifici, inoltre lo schermo multitouch permette agli adulti di spiegare come usare l’applicazione e fornisce una finestra nella mente dei bambini che (in alcuni casi di persone con ASD) provano a formare dei modelli visivi specifici quando si crea musica.

Come un’alternativa per coinvolgere più bambini in questa attività, si è usata l’applicazione per la composizione di musica, si è chiesto ai bambini di collaborare tra di loro passandosi il tablet e completando il brano, in una delle sessioni del pranzo si aveva chiesto ai bambini di ballare con i brani che avevano creato. Le aspettative sono state quelle di coinvolgere il bambino diagnosticato con ASD  di godere questo tipo di attività sociale e soprattutto che riescano ad apprezzare le interazioni sociali e che siano disposti e aperte a questo tipo di esperienze.

Untangle:  Questa applicazione presenta ai bambini un puzzle da risolvere. Questo puzzle consiste di un set di cerchi, ognuno connesso con altri due cerchi tramite linee. Per risolvere il puzzle nessuna delle linee deve essere sovrapposta. Esiste l’opzione di presentare dai 10 ai 25 cerchi nel puzzle, con maggior numero di cerchi la difficoltà aumenta,

Untangle

questi cerchi possono essere colorati in modo tale che si richieda una maggiore coordinazione. L’obiettivo di quest’applicazione è quella di incoraggiare la comunicazione, collaborazione (soprattutto quando si chiede ai bambini di lavorare in gruppi, coordinazione e il pensiero visuo-spaziale. Tutti i bambini (sviluppo normale e con ASD) godono di questo tipo di attività. Usando questa applicazione si è in grado di coinvolgere bambini di tutte le età mettendoli alla prova e sfidando le loro capacità.

Photogoo: Questa applicazione permette di distorcere un’immagine trascinando le dita sullo schermo, disegnare sull’immagine usando la stilò. Sono state condotte due tipi di attività con questo software, entrambe le attività coinvolgevano volti.  La prima attività parla dell’esplorazione delle emozioni, questa attività

photogooè molto utile soprattutto con bambini a basso funzionamento che stanno imparando / lavorando sul riconoscimento delle emozioni.

Con Photogoo essi possono modificare i volti dei loro personaggi favoriti e farli esprimere emozioni (per esempio modificare il contorno delle labbra). Successivamente veniva chiesto ai bambini di descrivere come la persona o il personaggio nella scena si poteva sentire, questo faceva riflettere ai bambini sulle emozioni degli altri prima e poi trovare un modo di mostrare queste emozioni sui propri visi.

Applicazione

Attività Abilità
Drawing Racconto collaborativo e auto-espressione Creatività, racconto, abilità fino-motorie, prendere e rispettare i turni, compromettersi con gli interessi propri e altrui.
Composizione musicale Comporre musica da soli o in gruppo Creatività, abilità  fino – motorie, prendere e rispettare i turni, condividere e collaborare.
Untangle Risolvere un puzzle Parlare ad alta voce per risolvere collaborando con altri un puzzle, abilità fino – motorie, prendere e rispettare i turni.
Photogoo Modellare le emozioni Capire le emozioni degli altri, abilità fino – motorie, notare e predire le emozioni facciali di altri.

 

Seconda parte dell’articolo: https://www.portale-autismo.it/caa/applicazioni-attivita-migliorare-le-abilita-sociali-bambini-autismo-2-parte/2905.html

Rosso di Sera… un vino per l’autismo

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Grazie all’idea di Chiara Ghelardi, consigliere dell’associazione Autismo Pisa Onlus, e alla sensibilità e generosità di un produttore di vino, Piergiorgio Castellani dell’azienda vinicola Castellani Spa, è nato il “Rosso di Sera” toscana igt, un vino con l’obbiettivo di promuovere l’associazione pisana e le sue attività sulla zona di Pisa e provincia ma soprattutto con la forte volontà di parlare di disturbi dello spettro autistico, di diffondere informazioni, di sensibilizzare l’opinione pubblica su una problematica oggi in esponenziale aumento tra i nuovi nati e che sembra causata secondo studi recenti da parte della Harvard School of Public Health, anche da fattori di inquinamento ambientale.

Perciò questa originale iniziativa è un modo anche per ribadire l’importanza dei valori ecologici, per cui l’azienda Castellani, si batte fortemente.

E il vino “Rosso di Sera” a questo proposito non poteva che essere un vino prodotto secondo princìpi di viticoltura sostenibile ed imbottigliato nel massimo rispetto dell’ambiente.

Come avere il vino?

Chiara Ghelardi che ha disegnato anche la particolare etichetta, spiega – “Per ora la bottiglia del Rosso di sera è disponibile in Toscana nelle zone di Pisa, Firenze, Livorno, Lucca come omaggio a fronte di una donazione di 5 euro all’Associazione Autismo Pisa.

Del resto il vino Rosso di Sera è appena nato… ma in un solo mese ha riscosso davvero un grande successo a dimostrazione che l’iniziativa piace e si preannuncia vincente. Perciò speriamo presto di poter stringere accordi con qualche catena di supermercati, che possa rendere così disponibile il vino sugli scaffali di tutta Italia. Inoltre va detto che la bottiglia con la sua etichetta sui toni del rosso è perfetta come regalo anche in occasione del prossimo Natale per un brindisi all’insegna della solidarietà. Sulla retroetichetta si spiega anche brevemente lo scopo dell’iniziativa.”

Rosso di sera… buon tempo si spera, dice il proverbio. E nel nome del vino rosso è infatti sottinteso l’auspicio che per gli autistici e le loro famiglie venga un tempo più “buono” con maggiore informazione, con più possibilità di cure e terapie che offrano l’opportunità di una vita migliore e soprattutto più serena.

Autismo Pisa Onlus è un’associazione senza fini di lucro fondata da genitori di bambini, ragazzi e adulti affetti da sindrome dello spettro autistico.Questa organizzazione opera su Pisa e Valdera per promuovere l’informazione sul disturbo dello spettro autistico, per orientare le famiglie con figli autistici, dare loro aiuto psicologico, fornire informazioni pratiche, organizzare seminari di approfondimento, cicli di parent training e soprattutto, evitare che i genitori si trovino ad affrontare il problema sentendosi soli e isolati . Per maggiori informazioni sull’associazione Autismo Pisa Onlus, la pagina facebook ufficiale è www.facebook.com/autismopisa
Questo invece il sito dell’azienda vinicola Castellani che produce vino da oltre 50 anni – http://www.castelwine.com/it/2013-10-rosso-di-sera-un-vino-a-sostegno-dellautismo

REGISTRAZIONE VIDEO – Convegno “Io mi chiamo cervello”: 3 anni di lavoro a spazio Autismo (Breno – Brescia)

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29 novembre 2013

Breno, Palazzo della Cultura Via Garibaldi – 25043 Breno (BS)

 

 

Ore 9.00

Saluti delle Autorità

Ore 9.20

Spazio Autismo, Tre anni di Servizio

Intervengono:

Silvia Bernardi, Luca Ghirardelli,

Nives Galli e Angela Ghiroldi

Con tre testimonianze su Spazio Autismo

modera:

Marco Milzani, Responsabile del Progetto

Ore 10.30

Intervengono:

Fabio Fanetti, Consigliere Regione Lombardia

Marina Berlinghieri, Onorevole

Mario Maviglia, Direttore Scolastico Territoriale

Ore 11.00

Break

Ore 11.20

Tavola rotonda

Il futuro di Spazio Autismo

Fondazione Cariplo

Filippo Perrini, Direttore Fobap Onlus

Aure Parolini, Direttore Dipartimento Assi

Paola Abondio, Responsabile CTRH Vallecamonica

Francesco Rinaldi, Responsabile Servizio di NPIA

Ruggero Ferrè, Presidente Fondazione RSC e Anffas

Marianna Angeli, Direttore Azienda Territoriale Servizi Persona

modera:

Gio Lodovico Baglioni, Presidente di Sol.Co. Camunia

Ore 13.00

Buffet

 

LOCANDINA EVENTO

 

portale-autismo.it  trasmetterà l’evento in diretta streaming.

Vi ricordiamo inoltre che lo stesso giorno alle 18 ci sarà anche il seminario online: “Strumenti osservativi per la progettazione

Dispositivi di output vocale e Autismo

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Dispositivi che possono aiutare a costruire forme di linguaggio in scolari con ASD 

Gli scolari con ASD (disturbo dello spettro autistico) che hanno capacità verbali limitate acquisiscono velocemente forme di linguaggio quando la loro terapia include dispositivi di output vocale (SGD) .

Nonostante la terapia intensiva e precoce, molti bambini (quasi un terzo) con disturbo dello spettro autistico parlano poche parole quando entrano a scuola. Una volta gli esperti credevano che se i bambini non acquistavano forme di linguaggio  prima dei 5 o 6 anni essi non potevano più farlo, per fortuna questo è stato smentito e grazie ai ricercatori, genitori e altri operatori incoraggiati a cercare modi migliori per aiutare questi bambini ad acquistare forme di linguaggio (soprattutto il linguaggio parlato) si sono trovati modi per velocizzare ed incrementare l’acquisizione del linguaggio.

La dottoressa Connie Kasari ha descritto i risultati promettenti del suo studio che incorporava dispositivi di output vocali (Speech-generating devices)  nelle terapie basate sul gioco per i bambini con ASD. In questo studio hanno partecipato 60 bambini con ASD  tra i 5 e 8 anni che all’inizio della terapia usavano meno di 20 parole, i ricercatori hanno misurato il loro uso delle parole prima, durante e sei mesi dopo l’inizio dello studio.

Tutti i bambini hanno partecipato ad un intervento basato sul gioco che incoraggia ad avere un legame col terapista e ad usare il linguaggio parlato. Le terapie si svolgevano per due ore a settimana. Per misurare il beneficio addizionale dei dispositivi di output vocale (tablet con applicazioni speciali) i ricercatori gli hanno introdotto con la metà dei bambini dall’inizio della terapia.  Dopo tre mesi dall’inizio della terapia i ricercatori hanno misurato il progresso dei bambini, coloro che stavano acquistando competenze linguistiche hanno continuato ad acquistarne sempre di più, i ricercatori hanno aggiunto il dispositivo a coloro che stavano rispondendo lentamente alla terapia senza di esso (Parte del gruppo che non ha usato i dispositivi fin dall’inizio della terapia)  e hanno aggiunto un’ora a settimana a quei bambini che stavano progredendo lentamente nonostante l’uso del dispositivo.tablet azione

Alla fine dei sei mesi d’intervento tutti i partecipanti hanno acquistato più parole, le usano più spesso e sono stati impegnati a comunicare di più con il partner sociale, bisogna evidenziare che i bambini che avevano usato i dispositivi hanno acquistato più velocemente queste capacità.

Questo studio ha dimostrato che anche i bambini dopo i cinque anni sono in grado di acquisire e/o sviluppare forme di linguaggio e come essi vengono beneficiati dall’uso di dispositivi di output vocale. Inoltre, questo studio dà ai terapisti una nuova tecnica di intervento per aiutare ai bambini con capacità limitate di linguaggio a sviluppare e acquisire forme di linguaggio che possono migliorare la loro vita.

Comunicazione Sociale e Comunicazione Alternativa Aumentativa 3°parte

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COMUNICAZIONE SOCIALE: INSEGNARE A RICHIEDERE IN VARI PASSI  A DUE BAMBINI CON DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO  (ASD)  TRAMITE TRE OPZIONI DI COMUNICAZIONE ALTERNATIVA AUMENTATIVA (CAA).

3° Parte

Discussione:  le procedure precedentemente usate per insegnare a questi due bambini un’iniziale risposta alle richieste usando le opzioni di CAA e i sistemi MS, PE e SGD sono state applicate per insegnare un set di nuove e più avanzate abilità di comunicazione. In relazione con la domande della, i risultati suggeriscono che le procedure sono state moderatamente un successo nel insegnare le richieste in due passi per entrambi i partecipanti, così come le richieste a tre passi e le abilità di comunicazione sociale come (a) iniziare i saluti, (b) rispondere domande, (c) usare il galateo  per uno dei partecipanti. Lo studio estende la ricerca precedente dimostrando un approccio che è stato un successo per uno dei partecipanti che ha esteso le forme comunicative e le funzione che sono state espresse con MS, PE e SGD. Lo studio supporta e estende la precedente ricerca mostrando che le preferenze dei bambini per le tre opzioni di CAA sono consistenti e rimangono stabili nonostante sia stato insegnato loro ad usare altre opzioni più avanzate e nuove forme e funzioni di comunicazione sociale. Valutare le preferenze dei bambini per una delle opzioni di CAA può portare a ridurre l’abbandono e l’uso scorretto di questi strumenti. 

La risposta all’ultima domanda, posta in questa ricercaono posti i ricercatori in questo studio, è che apparentemente la preferenza per un’opzione di CAA non corrisponda con la competenza nell’imparare ad usare questo sistema, ad esempio I., preferisce usare l’Ipod basato su SGD nonostante l’Ipad basato su SGD comporti un miglioramento nelle risposte e delle abilità.

Conclusione: I bambini con ASD possono essere più motivati a imparare quando un forte rinforzo viene usato. Quando consideriamo bambini con ASD, che possono sembrare avere un’interazione sociale compromessa, la motivazione per la comunicazione basata su richieste può essere predetta ed essere più alta che la motivazione di imparare forme di comunicazioni orientate alla socialità come salutare o rispondere a domande.  Queste forme di comunicazione sociale possono sembrare di coinvolgere più concetti astratti che sono più difficili di rappresentare per ogni opzione di CAA e che allo stesso tempo possono essere più difficili da insegnare.

La ricerca futura deve esaminare i modi nei quali l’uso di procedure strutturate possano  consentire una  comunicazione più spontanea e complessa negli interventi con CAA o che un approccio più naturale è più adatto al raggiungimento di questo risultato.  Inoltre, anche se l’attuazione delle procedure da parte di due istruttori diversi, e che la formazione nelle diverse procedure corrispondano a contesti diversi, potrebbe essere visto come l’aumento generalizzabilità degli effetti, queste differenze possono spiegare la varianza nei risultati dell’intervento.

Seconda parte dell’articolo: https://www.portale-autismo.it/caa/comunicazione-sociale-comunicazione-alternativa-aumentativa-2parte/2780.html

Se questo vi è piaciuto anche questo potrebbe interessarvi: https://www.portale-autismo.it/caa/dispositivi-output-vocale-autismo/2810.html

COSTRUIRE LA RETE DI ASSISTENZA PER LE PERSONE CON I DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO E LE LORO FAMIGLIE: IL PROGETTO ISH@

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COSTRUIRE LA RETE DI ASSISTENZA PER LE PERSONE CON I DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO E LE LORO FAMIGLIE IL PROGETTO ISH@

CONVEGNO 3 DICEMBRE 

Costruire la Rete di assistenza

per le persone con i Disturbi dello Spettro Autistico e le loro famiglie

Il progetto ISH@ – un’esperienza verso l’autonomia

Martedì 3 dicembre 2013

Ore 17.30 c/o Centro Domos via Donatello 8 Conversano

Definire un sistema integrato per la gestione unica del caso, è una delle azioni che il progetto ISH@ vuole raggiungere, attraverso  un manuale delle procedure e dei protocolli di comunicazione condiviso tra tutti i soggetti che intervengono nella diagnosi, cura, assistenza, educazione, formazione etc. dei soggetti affetti da sindrome autistica. Partiremo da questa buona prassi per avviare un dibattito di riflessione sul nostro Ambito Territoriale, anche alla luce delle nuove Linee Guida per l’Autismo della Regione Puglia.

Saluti iniziali:

Giuseppe Moretti – Presidente dell’ATI – Occupazione e Solidarietà e Consorzio CASA

Saluti delle Istituzioni Locali

Intervengono:

Maria Pia Vernile – Presidente Associazione CUAMJ – CENTRO UNIVERSO AUTISMO MERIDIONALE JONICO-ONLUS DI DIRITTO

Dott. Vito Lo Zito, Dirigente Unita’ Operativa Neuropsichiatria Infantile ASL TA1

Dott . Mimmo Fraccascia, psicologo e tutor progetto ISHA.

A seguire un confronto sulle esperienze territoriali  dell’Ambito di Conversano-Polignano a Mare e Monopoli, al quale parteciperanno:

Franca Tarulli – Coordinatrice dell’Ufficio di Piano di Conversano

Dott. Ziccarelli – Neuropsichiatria Infantile, ASL Conversano

Dott. Napoletano – Neuropsichiatra, ASL Monopoli

Modera

Annalisa Lacalandra – Direttore Tecnico Assistenza Specialistica Conversano-Polignano a Mare –Monopoli

 

Durante l’incontro sarà possibile prenotarsi per degli interventi programmati.

FONTE

Autismo: il video completo del workshop “Dalla ricerca alla pratica clinica”

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 PRIMA PARTE
Vincenzo Paolo SeneseGiovanna Sirotti
Paola VenutiGiovanni Valeri
Simone Cuva
Saluto delle autoritàVincenzo Paolo Senese
Giovanna Sirotti

Interventi:
discussant: Vincenzo Paolo SenesePaola Venuti (resp. ODFlab – DiPSCo – Università di Trento)

Giovanni Valeri (Ospedale Bambin Gesù – Roma)

Simone Cuva (ODFlab – DiPSCo – Università di Trento)

 

 

 SECONDA PARTE
Fabio Comunello  Filippo Simeoni                                  
Paola Venuti

Fabio Comunello (Ass.ne Conca d’Oro onlus – Bassano del Grappa) – “Fattoria sociale: un modello di integrazione per adulti con ASD”

Filippo Simeoni (Coop. Il Ponte – Rovereto) – Il Ponte e l’autismo: il gioco delle parti

discussione e chiusura lavori