Recentemente è comparso un articolo pubblicato dall’ AGI intitolato: Autismo: allattamento seno rende piu’ socievoli bimbi a rischio. In questo articolo cercheremo di fare chiarezza su cosa dice effettivamente.
L’articolo dal titolo
Genetic variation in CD38 and breastfeeding experience interact to impact infants’ attention to social eye cues
Kathleen M. Krola,Mikhail Monakhovb, Poh San Laic, Richard P. Ebsteinb, and Tobias Grossmann Early Edition Kathleen M. Krol, doi: 10.1073/pnas.1506352112
Disponibile al seguente link: www.pnas.org/cgi/doi/10.1073/pnas.1506352112
e’ stato riassunto dall’ Agenzia Giornalistica Italiana col titolo
Autismo: allattamento seno rende piu’ socievoli bimbi a rischio
disponibile al seguente link: http://salute.agi.it/primapagina/notizie/autismo_allattamento_seno_rende_piu_socievoli_bimbi_a_rischio-201509151333-hpg-rsa1016
e cosi’ commentato da Nicoletti
“Signora lei ha allattato al seno suo figlio autistico? E lo guardava negli occhi?” Una frase scellerata che ha gettato nell’inferno dei sensi di colpa generazioni di madri, e che ancora per qualcuno ha senso. Leggo in un’agenzia che il latte materno renderebbe i poppanti a rischio genetico di autismo più socievoli e inclini a essere attratti da visi felici.
Questa è la vulgata colpevolizzante per madri di uno studio del Max Planck Institute di Lipsia; lo studio riguarda il polimorfismo di un gene ben preciso, CD38 rs3796863, considerato fattore di rischio per autismo, ma è più suggestivo divulgarlo dicendo che allattando al seno dalla madre passa al figlio “l’ormone dell’amore” che potrebbe migliorare la socialità dei bambini potenzialmente autistici. Guai alla madre snaturata che non ha allattato al seno!!! (Tommy per informazione è stato allattato al seno fino a otto mesi ma è rimasto #teppautistico!!!)
Fonte
Proviamo ad andare alla fonte e leggiamo l’ articolo originale, cosa dice?
Per prima cosa si parla di una ricerca di laboratorio su bambini a sviluppo tipico tra i quali nessuno ha ne’ fratelli ne’ parenti con autismo e uno sviluppo psichico nella norma.
Lo studio ha arruolato 97 bambini dell’eta’ di sette mesi e ha testato il gene CD38 che ha tre alleli, come succede per i gruppi sanguigni: CC, CA, AA.
Dal momento che il gene CD38 ha a che fare col rilascio centrale di ossitocina, l’ipotesi di questo lavoro e’ che al settimo mese di vita ci siano differenze tra i portatori dei diversi alleli nei primordi dell’ interazione sociale nei quali verrebbe rispecchiata dall’attenzione dei bambini agli occhi di persone che esprimono diverse emozioni: felicita’, paura, rabbia. La differenza tra i portatori dei diversi alleli sembrerebbe rispecchiare differenze nel rilascio di ossitocina endogena.
Per quanto riguarda l’ossitocina esogena, essa e’ contenuta nel latte materno, per cui la durata dell’ allattamento al seno potrebbe avere influenza sul risultato del test sopra descritto, che verrebbe influenzato dall’ossitocina in quanto tale, sia endogena che esogena. Il test ha dimostrato che la durata dell’ allattamento materno influenza il test solo per i portatori dell’allele CC del gene CD38.
“Specifically, extended exclusive breastfeeding duration selectively enhanced looking preference to happy eyes and decreased looking to angry eyes.”
In questo sottogruppo l’allattamento materno protratto ed esclusivo portava ad un aumento per la preferenza degli occhi felici e diminuiva la persistenza dello sguardo agli occhi arrabbiati.
Gli autori ipotizzano che la differenza tra i bambini allattati al seno e gli altri nell’ ambito dei portatori della variante CC del gene CD38 possa essere dovuta al fatto che la minore secrezione endogena di ossitocina venga compensata dall’apporto esogeno tramite il latte materno.
Questo studio potrebbe dare un contributo alla conoscenza di variazioni di empatia nell’ ambito dello sviluppo tipico, sempre ammesso che il test della attenzione alle espressioni del viso a 7 mesi sia davvero predittivo in un qualche modo di minore o maggiore empatia, cosa che rimane tuttora da dimostrare.
Gli autori menzionano l’autismo con questa considerazione
“It may thus be important to examine whether CD38 variation can also account for the effectiveness of oxytocin administration in ASD.”
Ovvero: “Potrebbe dunque essere importante sottoporre ad esame la condizione in cui la variazione di CD38 possa anche avere un qualche peso per l’effettività per l’amministrazione dell’ossitocina nel Disturbo dello spettro autitico”
Questo porta a pensare che i giornalisti italiani dovrebbero stare piu’ attenti a come recepiscono gli articoli scientifici e di conseguenza ai titoli. Un innocente lavoro di laboratorio, che dichiara di essere eventualmente propedeutico a sperimentazioni sulla predittivita’ dell’ efficacia di una cura (ossitocina), nella divulgazione sopra menzionata evoca vecchi fantasmi che molto sembrano avere in comune con il filone di pensiero di Leo Kanner: la colpa della madre che rifiuta il seno perche’ rifiuta il figlio, perche’ manca di calore, anzi la sua temperatura va da 0 a 4 gradi centigradi,”They (the children) were left neatly in refrigerators which did not defrost” (Kanner L (1949). “Problems of nosology and psychodynamics in early childhood autism“. Am J Orthopsychiatry 19 (3): 416–26)