Bentornati a tutti!!
Ormai sarà a tutti chiaro come l’ABA sia una scienza che consiste nell’applicazione di procedure che derivano dai principi della scienza di base di Skinner (Analisi del Comportamento) la cui efficacia nella modificazione del comportamento è basata su evidenze scientifiche. Diversi sono gli ambiti di applicazione dell’Analisi del Comportamento.
Per ciò che concerne l’autismo troviamo nella letteratura scientifica internazionale oltre 40 anni di ricerche per dimostrare l’efficacia di questa scienza, (soprattutto quando è applicata precocemente ed in modo intensivo), iniziate alla fine degli anni ‘60 con gli studi di Lovaas, oggi arricchita dal “verbal behavior VB” e dalle procedure perfezionate per insegnare ai bimbi con autismo a comunicare.
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Fondamentale per questa scienza il lavoro sui comportamenti problema, spesso manifestati a causa di difficoltà a comunicare i propri bisogni, che possono compromettere la qualità di vita del bimbo e della sua famiglia oltre ad ostacolare l’insegnamento e l’apprendimento.
Non finiremo mai di ripeterlo che un bimbo con autismo non nasce con comportamenti problema! Non è un criterio diagnostico per fare diagnosi di autismo! Questi comportamenti sono semplicemente appresi quando il bambino non ha opportunità terapeutiche adeguate, motivo per il quale ci battiamo affinchè l’ABA sia garantita a tutti gratuitamente! L’ABA è dunque una scienza che fornisce degli strumenti efficaci per “insegnare” a bimbi con autismo che hanno significative difficoltà ad apprendere dei comportamenti desiderabili dall’ambiente che li circonda che invece bimbi “neuro tipici” apprendono spontaneamente.
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A tal fine il coinvolgimento della famiglia è indispensabile. Il genitore deve acquisire delle competenze per insegnare al proprio bambino dei comportamenti desiderabili come il comportamento verbale e deve essere in grado di fronteggiare i comportamenti problema. Questo perché per favorire la generalizzazione degli apprendimenti è necessario che il bimbo impari anche nel suo contesto di vita, casa sua, oltre che a scuola e nei centri di riabilitazione.
Nella scorsa lezione abbiamo focalizzato l’attenzione sugli strumenti per individuare i fattori di mantenimento dei comportamenti problema che abbiamo più volte sottolineato essere condizione necessaria per l’elaborazione di un programma di modificazione comportamentale: l’assessment descrittivo ABC e l’analisi funzionale sperimentale.
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Abbiamo altresì elencato le 4 principali funzioni del comportamento problema: rinforzo positivo (ottenere qualcosa) e rinforzo negativo (evitare qualcosa) socialmente mediati (il bimbo ha bisogno di una o più persone per raggiungere il suo scopo) e rinforzo positivo (come le auto stimolazioni mantenute da rinforzo automatico) e rinforzo negativo non mediati socialmente (il bimbo non ha bisogno di nessuno per raggiungere il suo scopo).
Oggi approfondiremo le procedure per la riduzione di un comportamento .
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L’ESTINZIONE
Prima definiamo il principio da cui deriva la procedura.
Il principio dell’estinzione sostiene che se un comportamento, che in una determinata situazione è stato rinforzato, non viene più rinforzato, allora la probabilità che quello stesso comportamento si manifesti in futuro in situazioni simili si riduce significativamente.
La procedura dell’estinzione dunque consiste nella completa eliminazione del rinforzatore.
Un comportamento che “non paga” tende sempre ad estinguersi. Un comportamento è “mantenuto in vita” da un rinforzatore, se lo eliminiamo “muore”.
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Prima di assistere ad una riduzione della frequenza del comportamento è necessario che questo si manifesti diverse volte senza il rinforzatore. Sono necessarie pertanto molte occasioni di apprendimento. In altre parole ci vuole del tempo.
Prima di applicare in maniera efficace questa procedura è necessario assicurarsi di eliminare il rinforzatore che effettivamente mantiene il comportamento problema. Diversamente verrebbe meno la definizione di estinzione che presuppone l’eliminazione del rinforzatore!
Bisogna scegliere il contesto più opportuno per applicare tale procedura con successo, cominciare quindi dal luogo in cui è più probabile che l’adulto non ceda.
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Inoltre è necessario coinvolgere tutte le figure educative che ruotano attorno al bimbo per garantire la coerenza educativa necessaria per la riuscita dell’intervento comportamentale. Questo significa mettersi tutti d’accordo su cosa fare, definire quindi in termini operazionali il comportamento che si vuole modificare e il comportamento dell’adulto che deve seguire il comportamento problema: se il bimbo fa XXX allora quella determinata conseguenza YYY (il rinforzatore) non deve verificarsi mai, nemmeno una volta! Attenzione pertanto al “rinforzo clandestino”, ovvero al comportamento “errato” di persone non informate sul programma di modificazione comportamentale che si sta portando avanti con il bimbo.
E’ stato dimostrato in molti studi che vi è un peggioramento prima del miglioramento. Durante questo processo infatti si assiste ad un incremento della risposta iniziale chiamato “scoppio pre estinzione” o ”extincion burst”. Bisogna tenere duro e mantenere l’estinzione senza cedere fino alla fine. Diversamente la nostra procedura di estinzione si trasformerebbe paradossalmente in una procedura di “rinforzo intermittente” (per esempio una volta il bambino raggiunge il suo scopo e due volte no) che al contrario è la più efficace per mantenere un comportamento! Approfondiremo nelle prossime lezioni il rinforzo intermittente insieme a tutti gli altri schemi di rinforzo utili invece per incrementare un comportamento desiderabile.
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Se cediamo quando peggiora il comportamento rischiamo inoltre di insegnare al bimbo che per raggiungere il suo scopo, non solo deve mettere in atto il comportamento problema ma addirittura con una dimensione più forte!
L’estinzione è più rapida se il comportamento è stato rinforzato in passato in modo “continuo”, ovvero tutte le volte che si presentava il comportamento (es. tutte le volte che piangeva raggiungeva il suo scopo), rispetto ad un comportamento che è stato rinforzato in modo “intermittente”, ovvero occasionalmente. Quest’ultimo risulta essere infatti “resistente all’estinzione”.
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Vi ricordate l’esempio della bimba che si chiamava Beatrice (lezione n.4) che piangeva per ottenere la casetta di “peppa pig” nel negozio di giocattoli?
Il comportamento problema “piangere” abbiamo detto essere mantenuto da una contingenza di rinforzo positivo socialmente mediato (A: la bimba vuole la casetta e la mamma dice “no”; B: la bimba piange; C: la mamma compra la casetta alla bimba).
Per applicare l’estinzione la mamma avrebbe dovuto negare sistematicamente il rinforzatore alla bimba in seguito a quel comportamento. In quel caso la mamma non avrebbe dovuto comprare alla bimba ciò che desiderava in seguito a quel comportamento inadeguato che doveva essere ignorato mantenendo il “NO”. Dopo diverse occasioni in cui il pianto non era funzionale per raggiungere il suo scopo (cio’ che teneva in vita il comportamento problema) il comportamento problema sarebbe “morto”.
Una procedura di estinzione è più efficace se parallelamente rinforziamo un comportamento alternativo. Appena Beatrice smetteva di piangere, la mamma le avrebbe potuto comprare un gelato (se dall’assessment delle preferenze o preference assessment, il gelato risultava come un potenziale rinforzatore) facendo attenzione a non consegnare il rinforzatore subito dopo la cessazione del pianto altrimenti invece di ridurlo lo avrebbe incrementato. Il rischio infatti è quello di rinforzare tutta la catena comportamentale.
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Un comportamento scomparso con questa procedura potrebbe dopo del tempo ricomparire o “resuscitare” con una minore dimensione (“recupero spontaneo”). In questo caso bisogna continuare con tale procedura.
L’estinzione non funziona su comportamenti auto stimolatori mantenuti da rinforzo automatico perché non è possibile l’eliminazione del rinforzatore che è la conseguenza necessaria per tale procedura. Pertanto, una volta individuata la funzione del comportamento, come già anticipato nella precedente lezione n.4, è più opportuno manipolare le variabili antecedenti arricchendo per esempio l’ambiente di stimoli.
Con comportamenti aggressivi verso se o verso gli altri, o comunque “pericolosi”, non è opportuno utilizzare questo tipo di procedura per ovvi motivi. Soprattutto con ragazzi adulti. Altre strategie più adeguate verranno suggerite nelle prosime lezioni.
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IL RINFORZO DIFFERENZIALE
Questa procedura presuppone che:
1) Il rinforzatore può essere consegnato solo in assenza del comportamento problema (DRO) o con una frequenza bassa (DRL) o in presenza di comportamento alternativo (DRA) o incompatibile con quello che vogliamo ridurre (DRI).
2) Il rinforzatore non va consegnato in contingenza del comportamento problematico (estinzione).
In altre parole con questa procedura rinforziamo un altro comportamento e mandiamo in estinzione il comportamento problema. Esistono 4 varianti della procedura:
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DRO (rinforzo differenziale a risposta zero): Con questa procedura consegnamo il rinforzatore solo se il comportamento problema, durante un intervallo di tempo stabilito o alla fine di un intervallo, non si è verificato. In altre parole, consiste nel rinforzare l’assenza del comportamento problema (risposta zero) mandandolo in estinzione. L’ampiezza dell’intervallo va stabilito considerando i dati registrati durante la baseline (punto di partenza) determinando il tempo medio tra la comparsa del comportamento problema e il successivo.
Per esempio, se un bambino si da schiaffi, consegneremo il rinforzatore solo se durante un intero intervallo di tempo (per es. 3 minuti) il bambino non emette quel comportamento (DRO a intervallo), o se solo alla fine di quell’intervallo, in quel preciso momento, quel comportamento non è presente, a prescindere dal fatto che durante l’intervallo di 3 minuti si sia presentato o meno (DRO momentaneo). Il bambino viene rinforzato se mette in atto qualsiasi altro comportamento desiderabile diverso da quello problema, pertanto il DRO è spesso definito “rinforzo differenziale di un’altra risposta”. Gradualmente si allunga l’intervallo (6minuti, 9 minuti, etc.). Si utilizza solo se non c’è il pericolo di rinforzare un comportamento alternativo non desiderabile.
Se il comportamento si verifica, non consegnamo il rinforzatore e resettiamo il timer e ricominciamo con un nuovo l’intervallo.
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DRI (Rinforzo differenziale di una risposta incompatibile): In questo caso specifichiamo in termini operazionali una risposta incompatibile (che non puo’ essere emessa contemporaneamente al comportamento problema) con il comportamento non desiderabile che andrà mandato in estinzione. Per esempio lo stare seduto non è compatibile con lo stare in piedi. Quindi una volta appurato che è possibile la rimozione del rinforzatore, rinforziamo una risposta incompatibile con il comportamento problema mandando quest’ultimo in estinzione.
Si utilizza questa procedura quando vi è il rischio di rinforzare un comportamento non desiderabile. Infatti l’alternativa al comportamento problema è specifica e obbligata. La procedura sarà più efficace se si utilizza lo stesso rinforzatore che manteneva il comportamento problema.
DRA (rinforzo differenziale di un comportamento alternativo)
In questa procedura il rinforzatore è consegnato in contingenza a un comportamento che costituisce un’alternativa adeguata al comportamento non desiderabile ma non necessariamente incompatibile con quest’ultimo. Per esempio possiamo insegnare abilità comunicative alternative ai comportamenti problema per ottenere gli stessi rinforzatori che li mantengono con il mand training (diversa topografia del comportamento ma uguale funzione).
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DRL (rinforzo differenziale di comportamenti a bassa frequenza)
Utilizziamo questa procedura quando l’inadeguatezza del comportamento è costituita dall’alta frequenza con cui si manifesta, e quindi per renderlo adeguato dobbiamo ridurla. Dunque quando alcuni aspetti del comportamento sono tollerabili, e quindi è opportuno che il comportamento rimanga nel repertorio comportamentale del bimbo, ma sarebbe meglio se fosse meno frequente. Bimbi con diagnosi di autismo che hanno interessi ristretti e ripetitivi spesso mettono in atto comportamenti che risultano inadeguati non per cio’ che fanno ma per l’elevata frequenza con cui lo fanno.
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Possiamo utilizzare due diversi schemi a seconda della situazione:
Per esempio, un bambino che quando entra in un negozio saluta tutte le persone che ci sono potrebbe essere considerato un comportamento positivo. Ma se lo fa con una frequenza elevata, ovvero, si avvicina alla persona che due minuti prima aveva salutato, salutandola nuovamente, ecco che non è più un comportamento desiderabile. In questo caso si stabilisce un numero massimo di risposte consentite per ottenere il rinforzatore (DRL a risposte limitate). Il comportamento “salutare” è dunque dall’adulto rinforzato solo se si presenta una volta sola con la stessa persona. Tutte le altre volte non viene “rinforzato”. In questo caso sarebbe opportuno iniziare un training in un contesto artificiale in cui gli “estranei” da salutare siano informati del programma per dare la giusta conseguenza al comportamento del bimbo.
Un altro schema di DRL è costituito da fatto che il rinforzatore viene consegnato dopo un intervallo di tempo stabilito, individuato dalla registrazione della baseline tra una risposta ed un’altra (DRL a risposta intervallata).
Per esempio, il comportamento “mangiare troppo velocemente” può essere corretto stabilendo un intervallo di tempo (per es. inizialmente 6 secondi) che deve trascorrere tra un boccone ed un altro. L’adulto blocca il braccio del bambino guidandolo fisicamente a posare la forchetta sul piatto se questo avvicina la forchetta alla bocca con il cibo prima dello scadere del tempo segnalato dal suono di un timer che se non rispettato viene resettato. Gradualmente l’intervallo è allungato fino a raggiungere un tempo ritenuto adeguato.
E con il DRL abbiamo concluso con le procedure per la riduzione del comportamento problema con il parallelo insegnamento di comportamenti alternativi desiderabili basate sul rinforzo. Nella prossima lezione approfondiremo invece le strategie punitive.
Buono studio!