Raccontare una storia al proprio figlio con autismo: esperienza relazionale condivisa e gli effetti sulla dimensione emotiva della perspective-taking

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Riportiamo un interessante articolo scritto da Alessandra Micheloni per il blog APC SPC

La ricerca che descrivo in questo post fa riferimento, in particolare, a due delle caratteristiche principali dell’autismo che sono quelle della compromissione qualitativa dell’interazione sociale e quella della comunicazione. Lo sviluppo della Teoria della Mente è legato a due diverse capacità: il role-taking che può essere tradotto come “mettersi nei panni degli altri” e rappresenta l’abilità cognitiva di decentrarsi dalla propria posizione per assumere quella dell’altro e la perspective-takingossia l’abilità di adottare la prospettiva altrui in tre dimensioni: dimensione percettiva (capacità di comprendere come gli altri possano percepire un oggetto occupando una dimensione spaziale diversa dalla propria); dimensione cognitiva (capacità di inferire le conoscenze, credenze, pensieri, motivazioni altrui) spesso sovrapposto alla capacità di role-taking; dimensione emotiva (capacità di comprendere gli stati emotivi altrui). La compromissione della perspective-taking nei bambini con autismo coinvolge ciascuna di queste tre dimensioni.

La ricerca di Tsunemi K. et al. (2013) evidenzia la possibilità di migliorare proprio la capacità di comprendere gli stati emotivi altrui in bambini di età scolare, con diagnosi di autismo che hanno avuto un’esperienza intensa di lettura di testi narrativi, e sono stati esposti alla lettura di libri di storie da parte dei lori genitori per un periodo consecutivo dai 5 ai 6 giorni.

I soggetti della ricerca sono 16 bambini di età scolare con disturbo dello spettro autistico (secondo i criteri del DSM-V, diagnosticati da psichiatri provenienti da diverse strutture di Kyoto, Giappone) e i loro genitori (14 madri e 2 padri), di madre lingua giapponese. Sono stati messi a confronto un gruppo sperimentale costituito da bambini che sono stati esposti al trattamento ossia alla lettura intensa di storie mentre il gruppo di controllo non è stato esposto ad alcun trattamento. Entrambi i gruppi non presentavano un QI significativamente differente. Per il trattamento sono state create un set di 8 storie di libri giapponesi, molto differenti tra loro e ciascuna composta da 3 episodi. Sono state, inoltre, fornite delle precise istruzioni ai genitori su quali domande porre ai loro bambini alla fine di ogni episodio, riguardanti gli stati mentali che caratterizzavano i personaggi negli episodi.

I bambini, sia del gruppo sperimentale che quello di controllo, sono stati valutati sulla loro capacità di perspective-taking (dimensione percettiva, cognitiva ed emotiva) all’inizio dell’esperimento e dopo, nell’ultimo giorno, alla fine dell’esperimento. Dai dati emersi si può affermare che ci sia stato un miglioramento della dimensione emotiva della perspective-taking.

In questo studio i risultati riportano una tentativo preliminare di fornire un trattamento che consiste nell’esperire l’interazione sociale attraverso il racconto di storie con il fine di migliorare la capacità di adottare la prospettiva altrui. L’esperienza tra il caregiver e il bambino, infatti, presuppone una condivisione del testo in cui si legge la storia, si ascolta e si entra in contatto con l’osservazione di immagini. Sono rappresentati gli stati mentali, i comportamenti e le intenzioni dei personaggi con un sé agente per raggiungere un determinato scopo, rappresentando parallelamente scene che possono essere paragonate e vissute anche nell’esperienza della vita reale.

Si ipotizza, dunque, che se i bambini con autismo facessero un’esperienza intensa di comprensione e condivisione di storie raccontate dal proprio caregiver potrebbero accrescere e migliorare la loro capacità di comprendere gli stati emotivi altrui.

Si può prendere spunto da questa ricerca per rinforzare l’importanza del ruolo del caregiver o del genitore nello sviluppo delle capacità e abilità dei bambini con autismo. Trovare il tempo per leggere una storia o meglio piccoli episodi, raccontarli enfatizzando l’espressione dell’emozione, proponendo al bambino quesiti atti a stimolare la riflessione sugli stati mentali e la comprensione della motivazione dei personaggi diverrà così un valore aggiunto al trattamento.

 

Bibliografia

Kohei Tsunemi, Ayana Tamura, Shino Ogawa, Tomoko Isomura, Hiroyasu Ito, Misako Ida, and Nobuo Masataka, (2013)Intensive exposure to narrative in story books as a possibly effective treatment of social perspective-taking in schoolchildren with autism. Published online Jan 16, 2014. doi: 10.3389/fpsyg.2014.00002

 

Ringraziamo per la preziosa disponibilità.