Con l’avvicinarsi dell’appuntamento della giornata mondiale dell’Autismo del 2 aprile, vorrei condividere un pensiero semplice ma a mio avviso efficace.
Molte volte si è sottolineata la complessità dell’autismo, sia nella sua genesi che nell’analisi dei comportamenti e quindi delle strategie da adottare successivamente alla diagnosi.
Ciò che deve essere il più possibile tenuto in mente riguarda l’approccio che si ha verso l’autismo, ossia un approccio di apertura mentale.
Nell’era di internet diviene fondamentale non solo ricercare le informazioni, ma sapere anche dove coglierle laddove siano di qualità, e non frutto di speculazioni senza una solida base scientifica.
Questo è importante perché la nostra mente corre e vira sotto l’ordine di alcuni comandi, e uno di questi si chiama pregiudizio confermativo (o confirmation bias), ossia la tendenza di memorizzare informazioni che confermano la nostra ipotesi di base (che ci siamo creati magari in siti tutt’altro che seri) scartando invece informazioni che la contraddicono.
Ciò crea una polarizzazione di persone che “credono” invece che “pensano”, credono cioè che il pettegolezzo spacciato per notizia sia valida e tutto ciò che verrà dopo sia di scarso valore perché non coincidente con essa.
Questa polarizzazione interessa anche persone che in buona fede cercano con impegno di capire e di scavare nella problematica, e che magari sono famigliari o genitori e che quindi hanno a che fare quotidianamente con l’autismo.
La fatica di chi vive a contatto con l’autismo può costringere la persona ad appoggiarsi a modelli falsi che mirano alla completezza piuttosto che a modelli parziali e incompleti, anche se i primi sono fondati su una non-scienza.
Un invito per la giornata mondiale dell’autismo non riguarda oggi una scoperta scientifica o una teoria, ma riguarda l’approccio col quale si affronta l’autismo.
Affrontare la complessità e la spigolosità dell’autismo ricercando la semplificazione e alcune poche certezze, forse rischia di mettere un clamoroso freno alla curiosità e all’apertura che ognuno deve faticosamente adottare se vuole affrontare l’autismo con serietà.
Bisogna andare al di là della diagnosi e vedere chi è quel bambino e quella persona, capire quali sono le sue necessità e le sue uniche caratteristiche.
Fondamentale è contattare l’esperto della materia, che conosca l’autismo e non affidarsi a rimedi fai da tè scovati chissà dove.
L’ invito per il 2 aprile è di affrontare l’autismo con apertura forza e curiosità, sapendo che molte persone si stanno impegnando ogni giorno per rendere la vita del bambino autistico e dei suoi famigliari migliore possibile.
Per approfondimenti:
“vaccini e autoinganni” pag 46, Mente e Cervello, numero 134